mercoledì 15 ottobre 2014

Parlamentari del M5S spalano fango a Genova? Sì, no, forse.

Come noto, la notte di giovedì 9 ottobre 2014, a seguito di fortissime piogge (e scarsa prevenzione idrogeologica), Genova è stata sommersa per l'ennesima volta.

C'è stata una fortissima mobilitazione soprattutto da parte dei giovani, che grazie anche ai social network (che ogni tanto possono essere usati bene) sono riusciti a coordinarsi molto bene. Al Museo della Scienza c'erano molti ragazzi coinvolti nel gruppo di «Italia Unita per la Scienza» che cercavano di salvare il salvabile.

Ieri, 14 Ottobre, dopo cinque giorni dagli eventi, si è presentato Beppe Grillo (è di Genova, lo ricordo). Voglio sorvolare sulle polemiche riguardanti il suo servizio d'ordine (ricordo quando diceva che i politici non dovrebbero avere paura di stare con il loro popolo), il pregiudicato che gli stava accanto, le botte ai giornalisti che volevano fare i giornalisti, l'invito a versare soldi sul suo conto corrente e così via. Non voglio neanche stare qui a questionare se quella sia stata o meno una comparsata di sapore propagandistico (ci sta pure, lo fanno tutti, ma lui non era quello diverso dagli altri?).

Grillo, di fronte alle proteste di molti di questi ragazzi che lo invitavano a spalare, ha risposto così:

«I nostri parlamentari?
Sono distribuiti nelle zone della città»

La fonte linkabile è questa: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/14/alluvione-genova-grillo-contestato-vieni-a-spalare-lui-siamo-dalla-stessa-parte/1154630/

In televisione però la frase era un po' diversa:

«TUTTI a spalare erano loro!
TUTTI a spalare!
Siamo dalla stessa parte!»


Da YouTube

Il messaggio che passa è dunque che i parlamentari del M5S sono tutti impegnati a spalare. Evviva! Evviva! Ma dove erano?

Nello stesso articolo del Fatto Quotidiano c'è un elenco di parlamentari certi che erano presenti:
  • Sara Paglini
  • Vincenzo Santangelo
  • Matteo Mantero
  • Sergio Battelli
  • Simone Valente
  • Massimiliano Bernini
  • Alberto Airola
Sono stati inquadrati in un servizio televisivo: erano tutti insieme, nello stesso punto, poco distribuiti. Erano sette. Un po' pochini per un movimento che, tra Senato e Camera, ha attualmente in Parlamento 143 cittadini.

Se è vero quello che ha detto Grillo, allora, gli altri parlamentari dovevano essere in giro per Genova a spalare. Ma è davvero così?

Per la maggior parte di loro la risposta è ovvia: erano in Parlamento, dove si celebrava l'ennesima votazione (a vuoto) a camere riunite per l'elezione dei membri laici del CSM.

Questo è il verbale della seduta, con l'elenco dei presenti votanti e dei parlamentari in missione: http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/sedutaComune/pdf/sed0019/leg.17.sedutaComune.sed0019.data20141014.pdf

La seduta è durata dalle ore 11:00 alle ore 14:50 ed è ripresa in serata, quindi è difficile che un intero gruppo di deputati impegnati in seduta possano aver votato, essere usciti dall'aula, saliti su un treno o un aereo, arrivati a Genova, essersi messi a spalare abbastanza da poter essere stati ripresi in piena luce dalle telecamere.

Infatti, i nomi citati nell'articolo risultano tutti ASSENTI in Parlamento.

Quindi, gli assenti del M5S alle votazioni del 14 ottobre sono il numero MASSIMO di spalatori possibili.

E quanti sono gli assenti?
  • Questi sono i deputati: http://www.camera.it/leg17/217?idlegislatura=17&idGruppo=1612&idGruppoMisto=&tipoVis=
  • Questi sono i senatori: http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Gruppi/00000071.htm
Ho fatto un po' di conti, e questo è il risultato:

Assenti M5S Camera e Senato

Gli assenti erano quindi trentatré. Sette sono quelli già citati, quindi ne rimangono 33-7=26 distribuiti nelle zone della città.

Si passa allora da«Tutti a spalare erano!» a «Un quarto dei nostri parlamentari a spalare erano!». È tutta un'altra cosa, no?

Ma davvero gli altri ventisei erano a spalare? Secondo La Stampa non dovevano esserci neanche quei sette. Il giorno prima era uscito questo articolo che segnalava tensioni tra il meetup di Genova e l'annunciata invasione dei parlamentari grillini nel capoluogo ligure.

Qualcuno li ha avvistati a Genova o altrove? Ecco l'elenco:

Deputati

  • ALBERTI Ferdinando
  • BALDASSARRE Marco
  • BERNINI Paolo
  • BRESCIA Giuseppe
  • CARINELLI Paola
  • CECCONI Andrea
  • D'AMBROSIO Giuseppe
  • D'UVA Francesco
  • DADONE Fabiana
  • DAGA Federica
  • DALL'OSSO Matteo
  • FRACCARO Riccardo
  • PESCO Daniele
  • PETRAROLI Cosimo
  • PINNA Paola
  • PISANO Girolamo
  • SEGONI Samuele
  • VILLAROSA Alessio Mattia

Senatori

  • Blundo Rosetta Enza
  • Bottici Laura
  • Donno Daniela
  • Mangili Giovanna
  • Martelli Carlo
  • Marton Bruno
  • Petrocelli Vito Rosario
  • Taverna Paola
Fatemi sapere. Siamo tutti in pensiero.


(LeFou!)

UPDATE 15/01/2014: grazie ai lettori per aver segnalato un errore di calcolo ed aver fatto presente che Grillo aveva parlato di «TUTTI» i parlamentari. Aggiunto video e corretto il tiro del post.

domenica 28 settembre 2014

Red Ronnie e gli scienziati senza fantasia

Red Ronnie il complottista

Circa un mese fa Red Ronnie, che ultimamente si è espresso su temi complottisti in maniera molto disinvolta, ha scritto un tweet sulle cosiddette «scie chimiche», un tema che ho ampiamente trattato.

La mia risposta ha provocato un flame con un altro utente di Twitter che ha snocciolato le solite palle citando prima «prove» inesistenti (la vaga testimonianza dell'ex Generale Fabio Mini che non conferma un fico secco e che ha precisato che NON parlava di cose esistenti ma di ipotesi) e poi rifugiandosi sugli scienziati ottusi ecc. ecc.

Alla fine Red Ronnie ha chiuso la questione bloccandomi (che novità) con questo messaggio esemplare: https://twitter.com/RedRonnie/status/501304646083026944
Gli scienziati sanno tutto tranne la fantasia, eh.
Questa volta voglio confrontarmi con Red Ronnie proprio sul suo terreno: la fantasia.

Red Ronnie il compositore

Come è noto, lui si occupa di musica. Cosa ha prodotto in campo musicale questo artista con tanta fantasia? Basta cercare nel catalogo SIAE, che è pubblico:
Le tante opere di Red Ronnie, pieno di fantasia
Come potete vedere, in tutta la sua carriera ha scritto solo il testo (solo il testo) di una sola canzone (una sola canzone). Cercando con il suo nome "vero" (Gabriele Ansaloni) le opere registrate sono zero.
Vediamo cosa ho prodotto io, che non mai posseduto una casa discografica, e non ho avuto l'opportunità di frequentare produttori e musicisti di livello mondiale come lui ha potuto fare:
Le poche opere di Romeo Gentile, senza fantasia
Undici. Ho registrato undici canzoni alla SIAE. Eh sì, ho sostenuto gli esami a Roma a 16 anni, e da allora sono sia compositore musicale che autore della parte letteraria. Ho registrato queste poche canzoni (che volete farci, sono privo di fantasia...) fino all'età di circa 20 anni quando ho partecipato alle selezioni di Castrocaro, ho fatto molto piano bar, sono entrato in un gruppo di rock progressive e poi ho sostanzialmente lasciato l'attività di autore per fare altro nella vita.

Red Ronnie il musicista

Magari come artista pieno di fantasia saprà suonare tantissimi strumenti. Ho cercato in giro ma non mi pare sia stato sul palco come musicista, e neanche nella sua autobiografia accenna al fatto di saper suonare uno strumento musicale. Neanche nelle sue foto su MySpace viene ritratto con uno strumento in mano.
Io so suonare tastiere e pianoforte, e l'ho fatto in pubblico tante volte. Quando serve suono anche chitarra classica, chitarra elettrica e basso elettrico.

Red Ronnie il disegnatore

Magari sa disegnare o dipingere? Non si sa. Nella sua autobiografia non c'è traccia di roba del genere.

Io so disegnare ed ho pubblicato anche vignette satiriche su qualche giornale ai tempi dell'Università. Adesso mi limito a disegnare qualche schemino sulla lavagna, ma da come scrivo in grassetto con i gessetti si dovrebbe capire che un po' di mano ce l'ho.

Conclusione

(LeFou!) 3 - 0 Red Ronnie

mercoledì 17 settembre 2014

Gli OGM e la favola del fagiolo magico

Nuovo articolo pubblicato martedì 17 settembre dal Giornale di Latina in allegato con Il Tempo.

Si parla di OGM, e di come molta gente sia disposta a credere alle favole senza troppi problemi.

Qui potete scaricare il PDF. Qui sotto il preview.


(LeFou!)

I facili “miracoli” della finta medicina

Primo articolo pubblicato il 7 settembre 2014 dal Giornale di Latina, allegato de Il Tempo in quella zona.

Da conservare come piccolo compendio dei mezzucci usati dai venditori di fuffa.

Qui si scarica il PDF. Qui sotto, l'anteprima.
 

(LeFou!)

martedì 22 luglio 2014

Precisazioni

Precisazioni

Tanto per chiarezza, dato che ci sono molti bambini complottisti che mi diffamano (e che non denuncio solo perché non mi va di dargli soddisfazione, altrimenti un po' di galera e qualche migliaio di euro di multa non glieli leverebbe nessuno):
 
1) Non ho mai detto di essermi laureato alla Bocconi né in ingegneria. Sono laureato all'Università di Pisa, facoltà di SMFN, corso di laurea in Scienze dell'Informazione (ora "informatica"). Questo lo sanno anche le pietre, nonché i miei ex compagni di corso.

 
2) Non ho mai detto o scritto o fatto intendere di essere un professore. Anche se i cretinetti bimbiminkia confondono chi scrive su una lavagna con un professore (perché hanno fatto al massimo le elementari) non sono un professore (anche se ho tenuto corsi aziendali di vario genere) né tantomeno insegno all'Università (si può insegnare anche senza avere una cattedra). Del resto queste sono persone che ascoltano dei buffoni e li chiamano "esperti nel campo X". Sono fatti così.
 

3) Non vengo pagato per fare i miei video, scrivere sul blog e sulla mia pagina facebook e twittare ogni tanto. Prendo solo il compenso da partner di YouTube che è molto più basso del mio stipendio, per cui se lo facessi per i soldi preferirei:
  • riposarmi 
  • aprire un sito complottista (rende mooolto di più)
Invece sono qui a perdere tempo a discutere con i cretini che se la prendono con il sistema ma è grazie al sistema che possono scrivere cazzate su internet col culo caldo e la pappa pronta.


4) A certe offese e diffamazioni spesso neanche rispondo perché è un autogol per chi le scrive. Se uno non sa rispondere nel merito, è un suo grave problema psicologico. Io non posso aiutarlo, si rivolgano ad un medico bravo.

Questo è quanto dovevo. Buon divertimento.

martedì 10 giugno 2014

Il mondo di Heidi (complottisti e pseudoscienziati)

Sono anni che ho a che fare con bufale e pseudoscienze di ogni genere. Oggi mi sono convinto della necessità di scrivere questo articolo.

Spero che possa essere utile per voi, ma sicuramente sarà utile per me me per rispondere con un rapido link a tutti coloro che hanno letto da qualche parte su internet una magnifica idea alternativa semplicissima che spiega tutto e che sentono l'irresistibile impulso di segnalarmelo sotto forma di interminabile video, interminabile post, interminabile sito, interminabile conferenza di improbabili guru del niente.

Mettiamo subito le cose in chiaro.

No, non siamo nel mondo di Heidi!




Mi dispiace darti questa notizia, caro lettore, ma è mio dovere morale farlo.

Non siamo nel mondo di Heidi.

Nel mondo di Heidi le caprette sono lì per il tuo divertimento e ti fanno "ciao". Nel mondo reale quelle bestie sono al pascolo per produrre il latte della tua colazione, il formaggio del tuo pranzo e ogni tanto anche la carne che mangi col nonno. L'uomo piega la natura ai propri bisogni da millenni, e il fatto che tu lo neghi non cancellerà questo fatto.

Nel mondo di Heidi la tua amica Clara, paraplegica, si alza perché tu le vuoi tanto bene. Nel mondo reale il suo sistema nervoso centrale non si ricostruirà solo disegnando tanti cuoricini sul diario, e potrà alzarsi solo se tanti scienziati continueranno a sperimentare sugli animali, così magari troveranno anche il modo per far campare di più il nonno e la nonnina (e magari anche il cane Nebbia, che qualche malanno se lo prenderà ogni tanto).

Nel mondo di Heidi i topini sono simpatici, e la sperimentazione animale è praticata da scienziati pazzi senza cuore, va chiamata "vivisezione" e va impedita a tutti i costi. Nel mondo reale, il nonno stermina i topi altrimenti muore il nonno e muore Heidi.

Nel mondo di Heidi se credi forte forte a qualcosa, magari si avvera. Nel mondo reale invece puoi credere forte forte a quello che vuoi, ma non esistono il motore magnetico che produce energia infinita, il motore ad acqua, la cura del cancro con il bicarbonato e tutte quelle idee del cavolo che secondo chi ragiona a rovescio dovrebbero funzionare solo perché le multinazionali sono cattive.

Nel mondo di Heidi il cielo è sempre azzurro con le nuvolette. Nel mondo reale ci sono gli aerei che talvolta producono scie di condensazione, e nonostante tanti anni di cartoni animati che ti hanno fatto credere al cielo senza scie, c'erano anche quando eri piccolo.

LeFou è cattivo!

No, non sono cattivo. Ti dico la verità.

Ma non è così solo perché lo dico io. C'è una ragione per la quale il mondo di Heidi è diverso dal mondo in cui vivi tu.

Il mondo inventato, in quanto inventato, può essere inconsistente. Lo dice la parola stessa: non consiste, non si real-izza. Neanche ipoteticamente.

Nel mondo di Heidi il nonno può morire e la puntata successiva fare colazione con Heidi. Nel mondo reale no. Nel mondo reale il nonno muore e basta.

Il mondo reale ha una caratteristica: è consistente.

Sai cosa significa? Che non può essere vera una proposizione e la sua negazione.

Se a milioni di scienziati in tutto il mondo una cosa funziona in quel modo, a te non può funzionare diversamente.

Se milioni di scienziati hanno dimostrato che l'omeopatia funziona come un placebo (ovvero non funziona), a te non può funzionare diversamente. Sarà sempre un placebo.

Se milioni di scienziati usano il campo magnetico per costruire microfoni, cuffie, altoparlanti, motori per lavatrici, anche le tue calamite funzioneranno nello stesso modo e NON produrranno energia dal nulla.

Se milioni di scienziati... Ok, hai capito il concetto.

Però è ingiusto!

Sì, è ingiusto.

È molto ingiusto soprattutto per quelli che credono ai guru che raccontano cazzate su internet.

Ma i guru no, loro non si preoccupano. Troveranno sempre dei fessi che crederanno a quello che dicono. Loro raccontano una storia. Raccontano il mondo di Heidi, lo oppongono al mondo dei cattivoni delle multinazionali, e così magicamente tutto appare sensato. Non è vero nulla, ma appare sensato.

Ma non credere che sia un mondo comodo per altri!

Anche per gli scienziati è ingiusto. Anche a loro capita di avere delle bellissime idee. Però, a differenza degli squinternati che scrivono su internet, gli scienziati sono costretti a verificare quello che affermano. E ad ammettere di essersi sbagliati.

E ti assicuro che quando una bellissima idea si frantuma contro i dati di fatto, è un grandissimo giramento di satelliti.

Aspetta, sento che ti stai perdendo. Ti faccio uno schemino.

GURU:
  • raccontano storie
  • non portano prove di quello che dicono
  • quello che dicono contrasta spesso con i risultati scientifici (ricordi la consistenza del mondo reale?)
SCIENZIATI:
  • devono scrivere tutto nero su bianco in un articolo tecnico
  • devono illustrare punto per punto i fatti
  • devono mostrare per filo e per segno come funziona in base a quanto già scoperto (non basta scrivere che funziona e basta)
  • devono portare un numero di prove statisticamente sufficiente per una verifica significativa
  • i loro lavori sono esaminati da altri colleghi (peer review) che rifiutano la pubblicazione in presenza di elementi sospetti o non sufficientemente chiari
  • dopo la pubblicazione altri colleghi invidiosi tenteranno di demolire il suo lavoro anche solo per il gusto di farlo (ma lo devono fare nel merito, non perché le conclusioni non gli piacciono)
Secondo te, anche se nessuno è perfetto e gli errori sono dietro l'angolo, è più ragionevole affidarsi alla scienza o ai guru?

Ora sai come stanno le cose

Se ci sei rimasto male, ti capisco. Capita a tutti di credere in qualcosa che poi si rivela farlocco. Ma riguarda la fede, non la realtà dei fatti.

Ora che sai come stanno le cose, hai due alternative:
  • continuare a seguire i guru credendo per tutta la vita di vivere nel mondo di Heidi
  • smetterla di perdere tempo con le cazzate dei guru e iniziare a vivere nel mondo reale
La tua vita è nelle tue mani.

(LeFou!)

martedì 3 giugno 2014

La Bufala degli UFO di Luciano D'Alfonso

Repubblica.it, nella sua sezione «video», ha diffuso un brano di un'intervista rilasciata da Luciano D'Alfonso, candidato alla Presidenza della Regione Abruzzo nelle elezioni appena trascorse.
In questo brano il candidato, senza apparenti segni di squilibrio mentale, dice esattamente queste parole:
«Il mare Adriatico sarà il parco più grande di cui dispone l'Abruzzo, e noi lo rispetteremo come è giusto che accada, sia dalle invasioni degli UFO, perché ci sono UFO che si sono messi in cammino...» ecc.
Nella foto: Luciano D'Alfonso mentre un UFO attacca la costa abruzzese

Cosa? Un politico che si candida ad essere Governatore di una Regione italiana parla di difendere il mare dagli UFO???
Storia troppo gustosa per essere vera, e infatti NON È VERA.

La versione completa dell'intervista è qui, nel canale di «Rete 8»: https://www.youtube.com/watch?v=Jmlqs1kodQM Il discorso sugli «UFO» è circa al minuto 10:30.
Da notare che il conduttore non si scompone davanti a queste dichiarazioni. Ok, è palesemente (usiamo un eufemismo) molto accomodante con il pregevole ospite, ma come mai non alza neanche un sopracciglio?
La risposta (per chi la vuole leggere) arriva poco dopo dallo staff del candidato. Qui per esempio la dichiarazione all'ANSA, dove spiega che sono mesi che in campagna elettorale con il termine «UFO» si riferisce alle «trivelle per i pozzi petroliferi a pochi chilometri dalle spiagge dell'Adriatico».
Nonostante il candidato sia visibilmente avvezzo alla comunicazione, ha dimenticato la regola numero uno: comportati come se il pubblico ti ascoltasse per la prima volta.

venerdì 30 maggio 2014

La menzogna del Governatore Visco


Come verificabile nei bilanci, come ho già scritto in vari post sulla questione della rivalutazione delle quote di Bankitalia, e come avevo raccontato in vari video, i partecipanti al capitale della Banca d'Italia (per lo più Assicurazioni e Banche) godono di proventi annuali.
Fino all'anno scorso, ovvero fino al bilancio relativo al 2012, i proventi erano determinati da un calcolo un po' complesso legato alle riserve. In soldoni, comunque, questi proventi si aggiravano sui 70 milioni l'anno. Potevano essere di più, ma il Consiglio Superiore della Banca d'Italia ha sempre preferito deliberare di girare una quota di circa lo 0,5% delle riserve (e non il massimo del 4%).
Con la recente riforma è stato stabilito che i partecipanti, oltre a poter detenere quote non superiori al 3% del totale, possano godere al massimo del 6% del capitale. La questione, pur aprendo altri dubbi sul senso che possa avere una misura del genere, aveva il pregio di limitare in senso più stretto e deterministico questi proventi.
Scriveva lo stesso Governatore Visco, durante la tempesta di critiche (molte strumentali) nei confronti del provvedimento:
"Allo stesso tempo viene affrontato un altro problema posto dal vecchio statuto: la possibilità che i dividendi per i partecipanti, essendo fissati come quota delle riserve, potessero crescere indefinitamente in cifra nominale al crescere delle stesse. Dieci anni fa erano stati pagati dividendi per 45 milioni, lo scorso anno per 70, con una progressione potenzialmente infinita. Con la riforma, i dividendi sono ora una quota (non più del 6%) del capitale in senso stretto, il quale è espresso in cifra fissa (7,5 miliardi): quindi, i dividendi non potranno mai eccedere i 450 milioni. Quelli che saranno effettivamente pagati dipenderanno ovviamente ogni anno dalle condizioni del bilancio; tuttavia, l’intero esercizio è costruito in modo che vi sia equivalenza tra i flussi complessivi di dividendi calcolati con i criteri pre e post riforma"
In pratica ha scritto: state tranquilli, i partecipanti continueranno a ricevere ogni anno sostanziamente quello che ricevevano prima.
Oggi è uscita la relazione annuale della Banca d'Italia, ed a pagina 300 la quota girata ai partecipanti è di ben 380 milioni di euro. Da 70 a 380? Non mi pare che "vi sia equivalenza tra i flussi complessivi di dividendi calcolati con i criteri pre e post riforma".
E' vero che i proventi degli partecipanti che prima detenevano le quote di capitale più grandi sono inferiori a prima, ed è pur vero che, con il recente inasprimento della tassazione sulla rivalutazione delle quote, quello che all'uomo della strada può apparire un guadagno spropositato alla luce dei fatti è solo un lieve contentino, ma la questione centrale resta.

Visco aveva assicurato una cosa
la relazione finale della Banca d'Italia ne dice un'altra.

Sarebbe gradita una spiegazione.

(LeFou!)

UPDATE: qui il testo con il quale il Governatore Visco ha presentato la relazione annuale. Si giustifica l'ammontare dei dividendi così:
"I risultati dell’esercizio 2013 consentono di sottoporre all’Assemblea una proposta di ripartizione degli utili che, in aggiunta agli accantonamenti al fondo rischi generali, prospetta congrue assegnazioni alle riserve a fronte dei rischi connessi con la crisi"
Il Governatore mi perdonerà se la spiegazione non mi pare adeguata né a rimangiarsi le parole di mesi fa né a giustificare l'aumento netto del 550% dei dividendi...

martedì 13 maggio 2014

Micro guida sull'uscita dall'euro

Per chi vuole capirci qualcosa e non si fida delle valutazioni dei cattivi difensori dell'euro: l'uscita dall'euro scritta facile tenendo conto solo di:
  • concetti economici largamente accettati
  • dichiarazioni di Alberto Bagnai e Claudio Borghi (euroscettici)
Il ragionamento dei #noeuro è questo:
Se l'Italia esce dall'euro allora la nuova moneta si svaluterà, i nostri prodotti costeranno di meno, esporteremo di più e creeremo più lavoro.
Vediamo come stanno le cose.

Assioma: uscire dall'Euro farà svalutare la nuova moneta del 20-30%

A) Gli effetti della svalutazione durano due anni (dopo siamo al punto di prima)

B) La svalutazione aumenterà le esportazioni dopo circa 2 anni (nel frattempo peggiorano)

C) Gli effetti positivi della svalutazione sulla disoccupazione arrivano dopo tre anni (nel frattempo la disoccupazione aumenta)

Ora potete tirare le somme, e valutare in quale momento dopo un'eventuale uscita dall'euro avremmo dei vantaggi.

Se siete scettici e volete controllare, ecco un po' di riferimenti che rendono fondate quelle affermazioni.

Assioma: su questo c'è consenso unanime sia tra i #NOEURO che tra chi preferirebbe rimanere nell'euro.

A) In questo articolo vengono comodamente riassunti ben ventitré (23) casi di svalutazione dal 2000 in poi: l'inflazione si è sempre mangiata gli effetti positivi della svalutazione. La ragione è facilmente intuibile: niente si crea dal nulla, e con l'inflazione gli operai potranno comprare meno cose, quindi saranno più competitivi rispetto ad altri operai che comprano più cose.


B) vedi J-curve, un concetto largamente accettato dagli economisti e dallo stesso Alberto Bagnai che prevede un iniziale peggioramento ed un successivo miglioramento dopo un periodo dai sei mesi ai due anni (e parte del miglioramento serve per recuperare l'iniziale peggioramento).
Ad esempio, il Giappone ha svalutato la propria moneta da oltre un anno del 20% e sta ancora aspettando questo miglioramento.

C) Lo dice lo stesso Claudio Borghi qui: https://www.youtube.com/watch?v=NtID1e76chM#t=3649 (a 1:00:49)
«Ma attenti, bisogna muoversi in fretta perché la disoccupazione non passa subito! Se anche noi usciamo domani dall'euro ci vorranno tre anni per riprendere a creare lavoro!»
 
(LeFou!)

venerdì 2 maggio 2014

Conviene comprare meno F-35?

Nel dibattito politico, spesso si sente parlare della riduzione o cancellazione dell'acquisto degli F-35 in questi termini:
«è assurdo spendere diciotto miliardi per comprare dei caccia mentre c'è la crisi! Con i soldi risparmiati potremmo comprare [...]»

Ma le cose stanno davvero così? Vediamo.


NOTA 1: le fonti spesso riportano cifre anche radicalmente diverse (come nel caso della spesa totale del progetto). Ho fatto del mio meglio per prendere in considerazione solo quelle realistiche dalle fonti più affidabili.

NOTA 2: tutte le cifre saranno espresse in DOLLARI. Per riportarle in euro, toglietegli circa il 25% (esempio: dieci miliardi di dollari equivalgono a circa 7,5 miliardi di euro). Questo vale al momento della pubblicazione (maggio 2014), tenete presente che il cambio EURO/USD è variabile ed è cambiato da 1,5 ad 1,2 negli ultimi anni.

Cos'è l'F-35?

L'F-35 è un caccia-bombardiere di 5^ generazione, ovvero un caccia stealth dotato delle tecnologie più sofisticate.
È prodotto in tre varianti con piccole variazioni di progetto: a decollo tradizionale (A), a decollo verticale (B) e adatto al decollo breve a catapulta da portaerei (C).
L'F-35 però non è solo "un aereo". È il risultato del progetto denominato JSF (Joint Strike Fighter) che serviva appunto per progettare un nuovo aereo che potesse sostituire tutti i caccia preesistenti con un solo modello.
L'Italia è partner di 2° livello con un investimento nel progetto di circa un miliardo (già speso) con il coinvolgimento di Alenia e altre 50 piccole e medie industrie. Inoltre il centro di Cameri costruirà in regime le ali degli F-35 di Europa, Mediterraneo e Medio Oriente. Le prime prodotte in Italia sono state già consegnate.

Di quanti aerei abbiamo bisogno?

Non discuto di questo aspetto, che riguarda l'ambito della politica militare e delle strategie internazionali.
Finora hanno detto che 90 aerei saranno sufficienti, ed è l'unico dato di fatto.

Quanti aerei compreremo?

Compreremo 90 aerei
L'Italia originariamente doveva acquistarne 131, poi il governo Monti decise di ridurre l'acquisto a 90 esemplari. Pare che l'attuale Governo Renzi voglia dimezzarne il numero (45), ma non è confermato.

Ne abbiamo già comprato qualcuno?

Per ora ne abbiamo acquistati sei (6).

Quanto costano gli F-35?

  • sviluppo: 1 miliardo
  • aerei: circa 100 milioni cadauno (secondo le versioni)
    • comprarne 90 costa circa 9 miliardi
  • ristrutturazione portaerei Cavour: circa 4,75 miliardi
  • costruzione centro Cameri: circa 3 miliardi
Totale stimato da varie fonti: dai 14,5 ai 18 miliardi.

Quanti ne abbiamo già spesi?

Abbiamo già speso 4,5 miliardi.

Vista così appare una spesa davvero imponente! Ma, oltre ai costi, vediamo anche i possibili guadagni.

Eh? Ci guadagniamo?

Sì.
Il centro manutenzione Cameri dovrebbe fruttare nell'arco dei prossimi 30/40 anni:
  • 14 miliardi
  • mille posti di lavoro
  • lavoro per l'indotto
Inoltre fabbricherà circa 800 ali per gli F-35.

Quali sono le spese che non si possono evitare?

Stiamo già rottamando la nostra flotta aerea, che sta diventando obsoleta:
  • 87 caccia Tornado (Aeronautica)
  • 55 caccia AMX Ghibli (Aeronautica)
  • 16 AV-8B Harrier (Aviazione Navale)
Totale: 158 aerei da sostituire con 90 F-35.
Da tenere conto che:
  • la stragrande maggioranza di questi aerei vecchi sono sempre in manutenzione e non sono operativi (mentre gli F-35 sono stati pensati per avere bisogno di meno manutenzione)
  • senza sostituire gli Harrier, la portaerei (già ristrutturata) diventerebbe una portaelicotteri, e quindi inutile nel caso di operazioni aeree al di fuori dei territori italiani senza basi sul terreno

Scenario A: compriamo comunque quei 90 aerei!

Poiché 4,5 miliardi sono già stati spesi, per completare il programma nel caso peggiore rimarrebbero da spendere circa 13,5 miliardi e nel caso migliore 10 miliardi.
Abbiamo detto però che con Cameri guadagneremmo 14 miliardi (e lavoro ecc.).
Quindi, contando le uscite ma anche le entrate:
Comprando 90 F-35 l'Italia spende

da 500 milioni

a 4 miliardi

Scenario B: li sostituiamo con altri aerei uguali e meno costosi!

Non ci sono altri aerei "uguali".

Senza contare che la portaerei può ospitare solo aerei adatti al decollo con catapulta (si chiama così), ci sono un paio di aerei inferiori (la cosiddetta generazione 4.5) che potrebbero sostituire la nostra flotta di caccia:
  • MINIMO: Eurofighter Typhoon (63 milioni)
  • MASSIMO: Dassault Rafale (90 milioni)
Il Rafale, nato da una costola del progetto Eurofighter, è di produzione 100% francese.
Il Typhoon è prodotto da un consorzio del quale fa parte anche l'Italia per una quota del 21%. Le sei fabbriche europee producono le varie parti che vengono poi assemblate. Contando anche i ritorni economici, quindi, il prezzo netto del Typhoon va scontato di circa un quinto e scende a 50 milioni.
Abbiamo detto che abbiamo già acquistato sei (6) F-35, quindi rimarrebbero 84 aerei.
Ipotizzando l'acquisto di aerei, che comunque non possono sostituire completamente gli F-35, e che forse sarebbero di più (mancherebbe il risparmio tattico e della manutenzione) facendo una stima media (70 milioni per ogni aereo) dovremmo comunque spendere circa 5,9 miliardi.
Facendo questo, però, presumibilmente perderemmo la commessa della Lockheed Martin per la manutenzione, ovvero circa 14 miliardi (e mille posti di lavoro, che di questi tempi non farebbero male).
Quindi non avremmo guadagni, e le spese sarebbero:
  • 4,5 miliardi già spesi (che andrebbero persi)
  • 5,9 miliardi per i nuovi aerei
Comprando 84 aerei un po' inferiori l'Italia spende

10,4 miliardi

Scenario C: ci ritiriamo dal progetto e basta!

Questo scenario è molto invocato dai politici italiani, anche se prevederebbe la ridiscussione (che qui non voglio discutere) delle strategie di difesa e del ruolo dell'Italia nel contesto sia della NATO che dell'ONU.

Il calcolo in questo scenario è semplice:
Ritirandosi dal programma l'Italia spende

4,5 miliardi

e rimane con 6 (sei) F-35

Tiriamo le somme

Rispondiamo alla domanda iniziale:
«è assurdo spendere diciotto miliardi per comprare dei caccia mentre c'è la crisi! Con i soldi risparmiati potremmo comprare [...]»
Nel corso dei prossimi 40 anni:

A) Comprando 90 F-35
  • l'Italia spende da 500 milioni a 4 miliardi
B) Comprando 84 aerei un po' inferiori
  • l'Italia spende 10,4 miliardi 
  • con i soldi risparmiati non potremmo comprare niente 
  • spenderemmo dai 6,4 ai 9,9 miliardi in più
C) Ritirandosi dal programma e rimanendo senza difesa aerea
  • l'Italia spende 4,5 miliardi
  • con i soldi risparmiati, non potremmo comprare niente
Quindi, se la questione fosse solo economica, all'Italia (e alle tasche degli italiani) converrebbe restare nel programma con tutti e due i piedi.


Per chi volesse seguire il video LIVE sull'argomento, andato in onda qualche giorno fa. Eccolo qui:


(LeFou!)

UPDATE 02/05/2014: aggiunta la partecipazione italiana al progetto Eurofighter e riconsiderati i costi medi per la sostituzione della flotta. Rettificata l'affermazione su Cameri: produrrà 800 ali, quindi presumibilmente le ali per gli aerei sui quali farà manutenzione, e non tutte le ali degli F-35 del mondo.
UPDATE 30/06/2014: aggiunta la cifra di dettaglio relativa alle spese di adeguamento della portaerei Cavour (l'altra portaerei, la Garibaldi, l'abbiamo venduta).

Fonti:
«Dizionario delle Balle dei politici» di Davide Maria de Luca - pp. 99-106 (1^ edizione 2014 - ISBN Edizioni)
Wikipedia (pagine dell'Aeronautica militare e navale, del programma JSF ecc.)
http://www.aeronautica.difesa.it/Mezzi/programmiFuturi/Pagine/ProgrammaJFS.aspx
Mozioni in Senato contro il piano di acquisto: http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Odgaula&leg=17&id=00705855&part=doc_dc&parse=no
Articolo sull'ipotesi di riduzione da 90 a 45 aerei: http://www.repubblica.it/politica/2014/04/22/news/piano_governo_taglio_f35-84158866/
Articolo sul centro di Cameri: http://www.tempi.it/viaggio-a-cameri-dentro-l-officina-degli-f-35
Spese di adeguamento della portaerei Cavour: http://www.lastampa.it/2013/07/31/italia/politica/f-mauro-gi-spesi-miliardi-per-modificare-la-portaerei-cavour-yCj5WpIqzQ4ow97d4DbDkK/pagina.html

domenica 27 aprile 2014

La bufala delle scie intermittenti

È inutile discutere con un cospirazionista:
  • non dimostra la propria tesi
  • ti sbatte davanti cose (per lui) inspiegabili («allora spiegami questo!») e che tu (non si sa perché) devi saper spiegare (applicando questa tecnica alla preistoria il Dio Vulcano sarebbe esistito perché nessuno avrebbe saputo spiegare come facesse la lava ad uscire da quella montagna)
  • non si accontenta della spiegazione
L'unica ragione per la quale valga la pena discutere con un soggetto simile, se si ha del tempo da perdere, è per far capire AGLI ALTRI, ovvero a chi fa funzionare il cervello e non si affida ciecamente a questi cialtroni, che quelle sono solo un mare di stupidaggini.

Una delle teorie di complotto più stupide che siano mai state inventate è quella delle scie chimiche: il 97% delle scie che producono gli aerei non sarebbero scie di condensazione prodotte dalla combustione degli idrocarburi, come spiega la fisica, ma sarebbero sostanze rilasciate dagli aerei per avvelenarci o guarirci o controllarci o migliorare la portata dei radar o disturbare i radar o amplificare onde che provengono dalla stazione HAARP (abbandonata da un anno).

In questa teoria di complotto, uno dei classici "allora spiegami questo!" è:
«allora spiegami le scie a intermittenza!»
(traduzione: spiegami come mai le scie degli aerei si formano a tratti come se qualcuno le producesse a comando)
La spiegazione è ovvia: le condizioni del cielo non sono uniformi, per cui può capitare che sopra casa mia piova ma non nel quartiere accanto, e può capitare che un aereo attraversi una zona con condizioni favorevoli per la formazione di scie di condensa, poi no, poi di nuovo sì ecc.
A questo punto il cospirazionista non accetta la spiegazione (come da copione), e inizia a blaterare frasi come:
«non serve essere degli scienziati: guarda il cielo!»
(traduzione: se fossimo degli scienziati non crederemmo alla bufala, quindi limitatevi a guardare il cielo acriticamente - o guardate la Terra ed osannate la Terra Piatta - o il Sole e riesumate il sistema Tolemaico)
 Ieri ho guardato il cielo ed ho fatto delle fotografie. Ecco il risultato:
Il cielo toscano alle 19:52 del 26 Aprile 2014


Come potete osservare, ci sono varie scie ad intermittenza, ma hanno una caratteristica: sono assenti nella stessa zona del cielo.
Ecco la stessa immagine con la zona senza scie (in giallo) e le scie mancanti (in rosso tratteggiato):

In giallo l'area senza scie (e nuvole), in rosso tratteggiato la parte mancante delle scie

Coincidenza? Beh, sarebbe una coincidenza molto strana, anche contando che la zona rossa non è solo priva di scie, ma anche di nuvole... e quelle nuvole sono cirri, proprio le nuvole che si formano solitamente alla stessa altitudine delle scie!
Quindi abbiamo:
  • due scie ad intermittenza
  • una formazione nuvolosa di cirri
  • nella stessa zona mancano sia i cirri che le scie
Come si spiega? Ovvio:
nella stessa zona non ci sono le condizioni né per la presenza di cirri, né per la formazione di scie di condensa persistenti (che sempre nuvole sono)
Quindi non solo non c'è niente di misterioso, ma questa immagine è una (ennesima) dimostrazione che le scie si formano o meno secondo le condizioni fisiche del cielo, e non grazie ad un bottone a disposizione dell'omertoso pilota.

Un'ultima osservazione: è quasi il tramonto (notate l'orario). Vedete la parte del cielo vicina all'orizzonte? Eccola ingrandita e ritoccata con una piccola aberrazione del livello in ingresso:
Lo stesso tramonto reso più "chimico"
Ed ecco un bellissimo cielo chimico per allarmare amici e parenti. Se ci fossero state più scie di condensa, avrebbe potuto guadagnare l'onore di apparire nel sito di qualche cialtrone cospirazionista...

Si ringrazia Fotogian per aver composto le sei foto insieme.

Alla prossima!

(LeFou!)

martedì 25 febbraio 2014

Borghi contesta citando Bagnai che però mi da ragione

Mi scuso per l'articolo dedicato ad una questione collaterale che può apparire personale (ma personale non è), però serve per evitare di sporcare il mio articolo sul libretto «bastaeuro» e nel contempo fornire un link comodo.

Dopo la pubblicazione del mio articolo, è arrivato un prevedibile fuoco di sbarramento teso non tanto a stabilire se il contenuto del libretto sia corretto o meno, ma se io fossi un economista, se non mi vergognassi nel difendere della gentaglia che spinge gli italiani al suicidio, ed amenità del genere.

Lascio perdere tutte le bambinate di Borghi e dei suoi seguaci, che vivono su Twitter come fosse la vita reale e lì fanno propaganda attaccando in massa chi solleva almeno un sopracciglio. È capitato ad un economista come Bisin, è capitato in passato anche a me. Fa parte del gioco. E ai bambini piace giocare.

Un certo Borghi, che tempo fa mi bloccò con una scusa (sto ancora cercando di riprendermi da questo avvenimento che ha segnato la mia vita per sempre), risponde così alla massa di segnalazioni che portano alla sua attenzione il mio articolo ed un refuso (avevo scritto "mese" invece di "anno", poi ho conseguentemente corretto):

Borghi che invita a ridermi in faccia, seguace che chiede il permesso di attaccarmi, mia conseguente risposta ironica. Fonte: https://twitter.com/Lupoditoscana/status/438055197441794048
Tra le tante baggianate, il Borghi scrive:
Borghi ordina a tutti i seguaci di mandarmi un link e bloccarmi ("click"). È lui il capo.
Prendiamo comunque in esame la «lezione», tratta dal vangelo blog di Bagnai, che riguarda la condizione di Marshall-Lerner (M-L), l'unico principio economico che ho utilizzato nell'articolo per verificare la solitidà delle argomentazioni contro l'euro.

Riassumo:
  1. Il libretto dice che «[...] se dopo la conversione la nostra moneta si svaluterà nei confronti di altre monete [...] sarà più facile trovare lavoro e l’economia ripartirà»
  2. Io faccio presente che può essere vero nel lungo termine, ma che secondo M-L la cosa non avviene istantaneamente (in Giappone hanno svalutato da oltre un anno e sono ancora lì ad aspettare la ripresa dell'export), e suggerisco questa riformulazione (che però è poco efficace e provoca lancio di pomodori dalla folla desiderosa di sangue):
«però, se tutto va bene e se si faranno le riforme, e se non scivoleremo verso un'economia di tipo sudamericano, dopo un periodo di circa due anni l’economia ripartirà e dopo ancora più tempo potrebbe essere più facile trovare lavoro»
Dopo aver letto l'articolo di Bagnai, tale articolo smentisce la mia osservazione?

NO. LA CONFERMA.

Difatti, tra insulti e dileggi, ed evitando i commenti tra i quali uno che abbocca alla bufala della mortalità infantile in Grecia (sembra di leggere un blog di complottisti scichimisti), Bagnai scrive questa circonlocuzione annacquando la sostanza come fosse antani:
«Nel breve-medio periodo è senz’altro lecito supporre [trad: dice M-L] che i prezzi non compensino le variazioni del cambio, che possono essere rapide ma si trasmettono con ritardi e solo in parte ai prezzi [trad: si esporta meno e importa di più], dal che deriva che le elasticità al cambio reale di fatto ci dicono cosa succede se varia il cambio nominale»
Cioè quello che ho scritto: che nel breve-medio periodo la svalutazione non fa ripartire le esportazioni ma ci vuole un po' di tempo.

Grazie Borghi, grazie Bagnai, grazie ai lettori che hanno trovato Willy.

(LeFou!)

Repubblica inventa l'allarme della morte dei bambini greci

Chiarisco subito a scanso di equivoci: lungi da me affermare che la situazione in Grecia sia idilliaca e che tutto vada benissimo. Qui parlo di altro. Chiaro? Ok, andiamo avanti.

Andrea Tarquini, per La Repubblica, firma un articolo molto duro nella sezione "salute" dal titolo inequivocabile ed allarmante:

Grecia, strage degli innocenti: +43% di mortalità infantile dopo i tagli alla sanità

L'articolo sulla mortalità infantile in Grecia
La fonte è addirittura la prestigiosa rivista The Lancet, definita nell'articolo stesso come «la più autorevole nel mondo».

Il giornalista, dinanzi a questa terribile notizia, ci va giù a testa bassa: la mortalità è aumentata «a seguito dei brutali tagli sulla spesa pubblica», spietata terapia, Angela Merkel, FMI, spese militari, e visto che ci siamo ci infila anche la bufala dell'Islanda che sta meglio perché non ha pagato il debito. La morale è che sono tutti brutti e cattivi perché fanno morire i bambini.

Andiamo a verificare: la fonte è questo breve articolo di The Lancet, dove appunto si analizzano le cifre delle varie mortalità: infantile (meno di dodici mesi), dei bambini (da uno a cinque anni), dei nati morti, e delle madri morte durante il parto. C'è una tabella allegata che riporta i dati esatti presi in considerazione dallo studio.

Ecco le cifre della prima e sesta colonna: i numero assoluto di bambini morti ed il numero di bambini morti ogni 1.000 nascite
Anno | #morti | mortalità
2003 |  420   |  4,02
2004 |  429   |  4,06
2005 |  409   |  3,80
2006 |  415   |  3,70
2007 |  397   |  3,55
2008 |  314   |  2,65
2009 |  371   |  3,15
2010 |  436   |  3,80
2011 |  357   |  3,35
2012 |  293   |  2,92
Ci sono delle oscillazioni, ma non sembra quella che viene definita nel titolo biblico come una «strage degli innocenti». Anche tutti gli altri numeri e grafici indicano che sostanzialmente la situazione non è molto cambiata rispetto a prima.

Inoltre l'articolo si conclude esplicitamente con la frase «although infant and child mortality decreased after 2010 [...]» (traduzione: sebbene la mortalità infantile sia diminuita dopo il 2010...).

Ma allora da dove viene quel 43%?


Provo a dare una spiegazione.

Il giornalista, invece di leggere l'articolo, potrebbe aver preso solo i dati della prima colonna (che non esprime la mortalità, che è il rapporto tra morti e nati ma il numero di morti in assoluto), e solo quelli del 2003 e del 2012 (il primo e l'ultimo) rapportandoli tra di loro. Ha così ottenuto 420/293 = 1,43, ovvero:

420 = 293 + 43%

Il calcolo è assolutamente corretto, ma non dice che nel 2012 sono morti il 43% di bambini in più rispetto al 2003.

Dice il contrario: che i bambini morti nel 2003
erano il 43% in più di quelli del 2012!

Un'altra spiegazione può essere trovata nella colonna della "vera" mortalità. Prendendo solo i dati del 2008 e del 2010 e rapportandoli tra loro, otteniamo 3,80/2,65 = 1,43, ovvero:

3,80 = 2,65 + 43%

Anche qui il calcolo è assolutamente corretto, ma invece di fare come "la rivista più autorevole al mondo", che in un grafico linkato mostra anche l'andamento statistico con una linea blu (vedi figura in basso), l'autore (o la sua fonte) pesca in tutta la serie soltanto i dati che possano esprimere un aumento della mortalità, escludendo tutti i dati che indicano l'esatto opposto.
Estratto dal grafico. Fonte: http://www.childmortality.org/index.php?r=site/graph#ID=GRC_Greece

Chi ha a cuore la sorte dei bambini greci sarà moderatamente soddisfatto nel sapere che (nonostante tutto) nel 2012 è stato raggiunto un tasso di mortalità infantile basso seppure sia leggermente superiore a quello italiano (ma questo avviene da sempre come mostra questo altro grafico comparativo tratto dalla stessa fonte: http://www.childmortality.org/index.php?r=site/compare - poi selezionate a sinistra i dati da confrontare ed i paesi)

Complimenti vivissimi al giornalista ed a Repubblica per la qualità dell'informazione. Your logical fallacy is: the Texas sharpshooter (alias: cherry pick): si pescano i dati che confortano la propria tesi escludendo tutti gli altri.

Si ringrazia la segnalazione del lettore Sergus Sergus.

UPDATE 25/02/2014: corrette le didascalie ed aggiunto il cherry-pick sulla colonna della mortalità, come ipotizzato da http://www.leoniblog.it/2014/02/24/la-troika-e-la-strage-degli-innocenti/ (grazie a Enrico Suillo Mereu per la segnalazione).

(LeFou!) 

domenica 23 febbraio 2014

Bastaeuro - Come uscire dall'incubo: le bufale

Il libretto patacca dei no-euro

Per le elezioni europee di quest'anno, la Lega Nord ha scelto la strada "euroscettica", contraddicendosi clamorosamente rispetto a ciò che sosteneva poco più di un anno fa:
«La Lombardia e il Nord l’euro se lo possono permettere. Io a Milano lo voglio, perché qui siamo in Europa. Il Sud invece è come la Grecia e ha bisogno di un’altra moneta. L’euro non se lo può permettere». Ne è convinto il segretario lombardo della Lega Nord, Matteo Salvini, che oggi ha presentato in piazza Scala a Milano la campagna del Carroccio per i referendum (tra cui uno proprio sulla moneta europea). La proposta era stata già anticipata dal segretario leghista Roberto Maroni nelle scorse settimane, facendo anche riferimento a un articolo del Financial Times che aveva ipotizzato lo scenario del Vecchio Continente diviso in due aree con monete diverse» (fonte: Ansa, 2 ottobre 2012)

Come in quella dichiarazione, quando citava il Financial Timesa suffragio delle sue parole, in questo periodo Matteo Salvini si sta presentando in televisione utilizzando una pezza di appoggio razionale, ovvero brandendo il libro di Alberto Bagnai «Il Tramonto dell'Euro» (del quale ho trattato nell'ultima puntata dei miei live) e raccontando la solita storiella dei «premi Nobel che dicono che l'Euro è una schifezza» (ne parleremo anche qui).

Per accompagnare questo tour e non costringere chi fosse interessato a comprare il suddetto libro o leggersi alcune annate di articoli di Bagnai online comprensive di commenti, il professor Borghi (che appartiene al «cerchio magico» dei #noeuro con Bagnai ed altri) ha firmato un agile libretto di trenta punti dal titolo «Basta Euro - Come uscire dall'incubo» che potete scaricare dal sito bastaeuro.org.

Mi piace pensare che quel raffinato oratore da salotto televisivo non sia il vero autore del libretto. Non credo che nessuno che si autodefinisca anche vagamente «economista» possa scrivere una serie di stupidaggini in maniera così densa.

Tratterò solo alcuni punti, seguendo la numerazione del libercolo e magari integrando e correggendo l'articolo nel tempo. Per una disamina più approfondita, rivolgetevi ad un qualunque altro economista che non appare spesso in televisione.

1) L'Euro è la principale causa della crisi? E perché?


«[...] un’unica moneta per economie diverse non può funzionare, crea disoccupazione, rafforza chi è già forte e indebolisce chi è già in difficoltà.»

Risposta breve:
  • la disoccupazione ed il PIL sono multifattoriali
  • senza euro ci sarebbe un immediato peggioramento
  • per ottenere l'effetto della svalutazione ci sono altri mezzi

Risposta lunga: qui l'autore dimentica che in economia quasi tutti i fenomeni sono multifattoriali, ovvero che non c'è una sola variabile che produce un effetto, ma sono tantissime (molte delle quali magari attualmente sconosciute). Ad esempio, l'inflazione non è data solo dalla svalutazione né solo dalla stampa di moneta, ma da un insieme molto ampio di fattori.

L'autore sembra inoltre dimenticare il principio di "Marshall-Lerner", che dice in effetti che «un deprezzamento reale della valuta comporta un miglioramento della bilancia commerciale di un Paese», ma anche che « ad un deprezzamento della valuta nazionale fa sempre seguito nell'immediato un peggioramento della bilancia commerciale».

Ma se comunque si vuole diventare competitivi sul prezzo (strada perdente nell'epoca degli iPhone che costano dieci volte tanto uno smartphone economico) si può sopperire alla svalutazione monetaria con una svalutazione interna che non consiste, come sostengono molti, nell'abbattimento del potere di acquisto dei salari e dei diritti dei lavoratori, ma ad esempio nella riduzione del cosiddetto cuneo fiscale. In pratica, con il 10% di cuneo fiscale in meno, mediamente il lavoratore guadagna ogni anno € 1.000,00 in busta paga e l'azienda spende € 2.000,00 in meno per ogni lavoratore, rendendo il lavoratore più ricco ed abbassando il costo per l'azienda (fonte: http://www.4trading.it/articoli/32295/quanto-vale-il-taglio-del-cuneo-fiscale).

2) Senza l'euro diventeremmo tutti più ricchi?

Risposta breve: no.

Risposta lunga: qui l'autore avverte che non sarebbe sufficiente uscire dall'euro per diventare ricchi perché servirebbero tante altre riforme, però dice che è una «condizione necessaria ma non sufficiente».

Ma prima abbiamo visto come non sia neanche necessario. Ahi!

3) Se eliminiamo l'Euro usciamo anche dall'Europa?

«[...] se si intende “Unione Europea” probabilmente no: un mercato di 60 milioni di persone è troppo importante per tutti»
«Paesi come la Svizzera o la Norvegia, pur senza avere l’Euro e non facendo parte dell’Unione Europea, non sono certo isolati dal mondo »
«[...] nei periodi in cui il Franco è debole tutti vanno a fare la spesa in Svizzera arricchendo il Canton Ticino e lasciando vuoti i negozi italiani; il contrario accade nei periodi in cui il Franco è forte»
Risposta breve: «probabilmente» per l'autore, non per l'articolo 50 del Trattato sull'Unione Europea, che non prevede l'uscita dall'Euro ma solo dall'Unione Europea.

Risposta lunga: questo punto è molto "politico", quindi non lo affronterò da quel punto di vista. Quello che sembra disonesto è mostrare che paesi come la Svizzera e la Norvegia non soffrano il fatto di stare fuori dall'Unione Europea.

Innanzitutto, dal 6 settembre 2011 il Franco Svizzero è in parità ad 1,20 con l'euro, come conferma l'annuncio della Banca Centrale Svizzera poco prima di quella data e come si evince anche dal grafico qui riportato. Mettere la Svizzera, che da due anni ha una moneta sostanzialmente equivalente all'euro, nel mucchio dei paesi che possono fare a meno dell'Europa e dell'Euro è un autogol.
Cambio Euro/Franco Svizzero (fonte: finanza-mercati.ilsole24ore.com (5 anni)

È inoltre noto che la Svizzera sia molto ricca grazie all'afflusso di capitali (legali ed illegali) dall'estero, tanto che lì non esiste il reato fiscale legato al riciclaggio di denaro "sporco" (e se non esiste quel reato, non è tenuta a fornire informazioni a riguardo, e quindi i conti frutto di illeciti fiscali sono al sicuro). Solo adesso pare sia intenzionata a modificare le leggi per evitare di finire nella black list dei paradisi fiscali, ma se ne parla da anni...
Pare inoltre che questo libretto sia stato scritto prima del recente referendum elvetico contrario alla libera circolazione delle persone, che ha provocato una reazione da parte della UE che ha minacciato di far decadere tutti gli accordi, incluso quello sulla circolazione delle merci (e ovviamente dei capitali).
Insomma: anche se formalmente non è nell'Unione Europea, la Svizzera è uno di quei paesi che, sia come moneta che come accordi internazionali, ha almeno un piede dentro. E gli conviene.

Riguardo la Norvegia, poi, si sa che è ricca grazie al petrolio.

Per chi fosse poi curioso, altre monete mantengono una sostanziale parità con l'Euro, come ad esempio la Corona Danese.

5) Se convertiamo 1 a 1 un euro con la nuova moneta non è che allora non cambierà niente?

«[...] se dopo la conversione la nostra moneta si svaluterà nei confronti di altre monete [...]»
«[...] però sarà più facile trovare lavoro e l’economia ripartirà»
Risposta breve: tutti gli analisti prevedono una svalutazione intorno al 30%. Anzi, è proprio l'obiettivo dell'uscita dall'euro.

Risposta lunga: si scade nel ridicolo. Tutta la manfrina sull'uscita dall'euro si basa proprio sulla svalutazione della moneta, ma quando si tratta di discuterne gli effetti per gli italiani, viene furbamente introdotto quel «se».

Anche qui, poi, l'autore dimentica il suddetto principio di "Marshall-Lerner" che prevede un peggioramento iniziale dell'economia. Quindi la frase economicamente corretta dovrebbe essere:
«però, se tutto va bene e se si faranno le riforme, e se non scivoleremo verso un'economia di tipo sudamericano, dopo un periodo di circa due anni l’economia ripartirà e dopo ancora più tempo potrebbe essere più facile trovare lavoro»

(i grassetti sono le mie aggiunte)

 6) Ci sarà l'inflazione? Dovremo far la spesa con la carriola di banconote che valgono carta straccia?

«l’inflazione non è la svalutazione: in nessuno dei recenti casi di svalutazione in Paesi evoluti è seguita l’iperinflazione»
Risposta breve: quasi vero, ma questo smentisce Borghi.

Risposta lunga: è vero che in generale una svalutazione del 30% non si traduce necessariamente in una inflazione del 30%. Potrebbe essere meno, potrebbe essere di più.

L'autore però smentisce un certo Claudio Borghi che in un video del 23 maggio 2012, intervistato da Claudio Messora, dice (riassumendo e correggendo l'italiano) dal minuto 43:00
«Se io ad un certo punto raddoppio la moneta, non ho creato nessuna ricchezza. Prima per comprare una pesca ci voleva un dollaro, dopo ce ne vogliono due. [...] Questa è l'inflazione. Dall'altra parte, se le grandezze monetarie raddoppiano una nei confronti dell'altra non si cambieranno mai il dollaro per lo stesso numero di euro. A un certo punto ce ne vorranno due per comprarne uno. E questa è la svalutazione
Quindi circa un anno e mezzo fa Borghi spiegava che raddoppiando la moneta circolante si produceva un raddoppio dei prezzi ed un dimezzamento del valore della valuta. Sbagliando (perché svalutazione ed inflazione non sono sinonimi e non vanno necessariamente di pari passo), ma contraddicendo l'autore del libretto (che quindi non può essere lo stesso Borghi).

Per rimanere in tema, al punto 1) del libretto si afferma, senza «se» e senza «ma», che:

«Con l’Euro invece si ha uno strano caso in cui un paese poco competitivo e in difficoltà (come per esempio la Grecia) si ritrova la stessa moneta di un Paese aggressivamente competitivo e in crescita (come la Germania): il “listino prezzi” della Grecia risulterà quindi troppo caro mentre quello dei prodotti tedeschi sarà troppo basso. Il risultato è che in Grecia si muore di fame mentre in Germania si registra il record di esportazioni»
Ma il Borghi del video al minuto 19:18 dice questo:
«La Grecia sta messa malissimo. Diciamolo chiaro: una soluzione indolore purtroppo non c'è perché, al contrario dell'Italia, la Grecia importa tutto. Quindi non è che possiamo dire loro tornano alla Dracma e a un certo punto le loro esportazioni migliorano compensando i disagi. No: si ritrovano lo stesso a dover ricomprare quello che compravano prima e tutto gli va a costare tantissimo» (e poi parla dell'Islanda che avrebbe ripudiato il debito, ma questa è un'altra bufala)
Prima di scrivere cose a nome di Borghi, potrebbero informarsi. O informarlo.

Salto un bel po' di punti, magari integrerò l'articolo. Non vorrei scrivere un libro, in ossequio alla teoria della montagna di m*.

30) Sento dire che molti famosi economisti, compresi alcuni premi Nobel sono contrari all’Euro. È vero? Chi sono?

«È vero, sono almeno 7 i premi Nobel per l’Economia che hanno apertamente criticato l’Europa dell’Euro (Mirrlees, Stiglitz, Sen, Tobin, Krugman, Friedman e Pissarides)»
Risposta breve: criticare l'Europa e/o l'euro non significa suggerire di uscirne.
 
Risposta lunga: la storia dei «premi Nobel che dicono che l'euro è una patacca» è come una di quelle leggende metropolitane che si ingigantisce ad ogni passaparola. Prima erano quattro, poi sono diventati cinque, poi sei poi sette e prevedo che possano raggiungere la decina in qualche altra settimana.

In verità non è proprio così. Facendo sono un esempio "italiano", Stigliz ha anche detto a Milano il 12 Novembre 2013 che per risolvere i problemi dell'area euro serve abbandonare le politiche di austerità, realizzare l'unione bancaria, sfruttare i fondi Bei per finanziare le piccole e medie imprese eccetera, insomma rafforzare le istituzioni dell'Unione Europea ma non critica la moneta unica e non parla di abbandonarla. Anche Krugman in altre occasioni parla di rafforzamento delle istituzioni europee, così come quasi tutti gli economisti del mondo.

Se si prendono solo i dati che ci piacciono, si può dimostrare qualunque cosa, soprattutto in economia.

31) Esistono altrettanti premi Nobel e famosi economisti convinti invece che l’Europa dell’Euro sia perfetta così?

«NO»
Risposta breve: your logical fallacy is strawman

Risposta lunga: mettere a confronto l'affermazione «molti famosi economisti sono contrari all'euro» con «altrettanti famosi economisti sono convinti che l'Europa dell'Euro sia perfetta così» è sinceramente disonesto. Vuol dire dipingere l'argomentazione altrui in maniera distorta per poterla colpire facilmente.

Inoltre quel "NO", molto efficace dal punto di vista della comunicazione, viene smentito un paio di pagine dopo quando viene mostrata questa serie di dichiarazioni sotto il titolo di «Euro-sciocchezze» (sono riprodotte le prime quattro):
A parte Matteo Renzi, vengono riportate alcune dichiarazioni (fuori dal contesto) di:
  • Romano Prodi che è un economista (in ordine di tempo: assistente a Bologna, docente a Trento, visiting professor ad Harvard, ordinario a Bologna, visitor professor a Stanford, docente alla Johns Hopkins University, professore alla Brown University, ha all'attivo numerose pubblicazioni accademiche)
  • Mario Draghi che è un economista (laurea in Economia con 110 e lode alla Sapienza con relatore il Professor Federico Caffè, PhD al MIT con Franco Modigliani e Robert Solow, professore a Trento, Padova, Ca' Foscari di Venezia e Scienze Politiche a Firenze dove diventa professore ordinario di Economia e politica monetaria)
  • Mario Monti che è un economista (laurea in economia alla Bocconi, borsa di studio a Yale allievo di James Tobin, Premio Nobel per l'economia nel 1981, ordinario a Trento, docente a Torino, professore di economia politica alla Bocconi, direttore dell'Istituto di economia politica della Bocconi, direttore del Giornale degli economisti e Annali di economia della Bocconi, rettore della Bocconi e poi Presidente, vanta un modello economico a suo nome: il modello di Klein-Monti)
Quindi SÌ, ci sono ben tre economisti «convinti che l'euro vada bene così com'è»!!!

(in verità non lo dicono neanche perché anche queste frasi, citate fuori dal contesto, sono una bugia ma al fine della dimostrazione è irrilevante)


Come sempre, segnalatemi pure errori o integrazioni da apportare. Chi vuole contribuire può occuparsi di altri punti, sempre in maniera logica ed oggettiva mettendo da parte (per quanto possibile) le opinioni e le preferenze personali e politiche.

(LeFou!)

UPDATE 23/02/2014: corretta l'affermazione per la quale in Svizzera non esisterebbe il reato di evasione fiscale. Ad ora è il reato fiscale connesso al riciclaggio di denaro che non esiste ancora. (grazie a Emilio Motta via Facebook) Aggiunta dichiarazione di Matteo Salvini del 2 ottobre 2012 quando sosteneva chel'euro fosse adatto al Nord.
UPDATE 24/02/2014: aggiunta l'informazione della parità monetaria con l'euro del Franco Svizzero e l'euro (grazie a  Francesco Violi per l'informazione) e della Corona Danese. Aggiunto riferimento all'articolo 50 del trattato sull'Unione Europea. Apportate altre piccole correzioni. Corretto il calcolo e fornita una fonte sulla riduzione del cuneo fiscale (era per anno, non per mese). Nel discorso al Senato, oggi il nuovo presidente del consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, ha proposto una riduzione «in doppia cifra», quindi ho approfittato per mostrare il calcolo al 10% (il minimo della doppia cifra).

martedì 4 febbraio 2014

Il Governatore di Bankitalia conferma il contenuto dei miei articoli

Sulla questione del riassetto delle quote di Bankitalia e della loro rivalutazione, ho scritto due articoli (i due precedenti) ed ho tenuto un video live discorsivo per spiegare come stanno le cose e rispondere ad un po' di domande degli spettatori.

In questi giorni sono stato bersagliato da commenti dubbiosi (più che leciti), ed ho ascoltato e letto a parecchia informazione distorta sia in internet che in televisione e sui giornali.

L'ultima in ordine di tempo è stata Giorgia Meloni che poco fa, durante la trasmissione "Piazza Pulita", ha detto più o meno testualmente, che stiamo dando via l'oro della Banca d'Italia e che:
«se noi volessimo tornare alla lira,
saremmo costretti a ricomprarci le quote della Banca d'Italia»
(come se la politica monetaria, da statuto della Banca d'Italia, non fosse espressamente in capo al Governatore di nomina politica e non ai detentori delle quote).

Purtroppo la politica si è impossessata strumentalmente di una questione e l'ha piegata ai suoi voleri propagandistici, trascurando parecchi dati di fatto facilmente verificabili. E così, come accade spesso in questi casi, la gente riceve un rumore ambientale indistinto dove l'unica verità apparente è che le banche sono cattive, e banalità del genere.

Fortunatamente oggi il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, è intervenuto sulla questione, confermando praticamente tutto quello che ho scritto nei miei articoli e smentendo quello che stanno dicendo i politici di ogni versante.
 
È stato diffuso un documento semplificato ma preciso che vi racconto per sommi capi senza affrontare altre considerazioni tecniche che comunque sono interessante.
  1. La Banca d'Italia rimane pubblica.
  2. Non saranno pagati necessariamente 450 milioni di euro di dividendi, come prima non si pagava il limite massimo di 420 bensì 70.
  3. Questa riforma non migliora la valutazione delle banche dell'asset quality review.
  4. La Banca d'Italia non ci rimetterà, e neanche lo Stato.
  5. La Banca d'Italia comprerebbe quote per cederle immediatamente.
Inoltre ha tenuto una conferenza stampa insieme al Direttore Generale Salvatore Rossi per spiegare la cosa.

Durante la conferenza stampa ha inoltre confermato che:
  • La rivalutazione non influirà sugli stress test
  • Le quote oltre il 3% non le deve ricomprare la Banca d'Italia, ma le devono dismettere i partecipanti. Se non lo fanno, avranno un capitale fermo che non produce introiti.
  • Ci sono già centinaia di banche ed istituti di altra natura (con questa riforma possono partecipare anche fondi) che hanno intenzione di acquistare quote, quindi presumibilmente l'operazione sarà di compravendita e non solo di acquisto.
  • L'oro non c'entra un fico secco (capito, onorevole Meloni?)
Se volete una trattazione più approfondita, vi segnalo questo articolo (ed il seguente) del blog Econoliberal.

Il primo punto che non collima con quanto ho riportato nei miei articoli è il fatto che «la “Legge sul risparmio” del 2005 prevedesse, tra l’altro, il passaggio del capitale sociale della Banca allo Stato». Questa è un'opinione diffusa ma non mi risulta.

La cosiddetta Legge sul risparmio nell'articolo 19 comma 10 recita:
«Con regolamento da adottare ai sensi dell’articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, è ridefinito l’assetto proprietario della Banca d’Italia, e sono disciplinate le modalità di trasferimento, entro tre anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, delle quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia in possesso di soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici.»
Si parla di un generico trasferimento di quote, non del fatto che la Banca d'Italia dovesse appropriarsene o di un qualche «passaggio del capitale sociale della Banca allo Stato». Per fare un esempio, anche la legge appena approvata prevede un «trasferimento, entro tre anni, delle quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia in possesso di soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici».

Il secondo punto è invece la valutazione sulla questione del «credito facilitato» (il cavallo di battaglia del PD). Visco ha detto (ma non ha scritto) che  le banche con questa operazione avranno «un incentivo a fare credito» ma che vogliono «essere poco dirigisti». La mia riserva su questo punto, dunque, rimane.

Approfitto però per una breve spiegazione.

Al contrario di quello che si sente nei bar, la Banca d'Italia e/o lo Stato non possono costringere una banca commerciale a concedere prestiti. La Banca risponde ai suoi azionisti (e spesso alle fondazioni politiche, ok) ed opera nel libero mercato, per cui presta soldi per sperare di riaverli magari con gli interessi. Quindi, o garantisce e paga per tutti (e allora anche io sono capace a fare la banca), oppure la Banca deve arrangiarsi.

È chiaro che quindi la decisione di concedere un prestito è subordinato soprattutto alla valutazione del rischio («li rivedrò quei soldi?») e non tanto alla quantità di moneta o di asset (che sono una cosa bella, ma fino ad un certo punto).

In pratica: una banca commerciale non presta soldi perché ne ha abbastanza da prestare o perché è abbastanza solida per farlo, ma soprattutto perché è ragionevolmente sicura di riavere i soldi con gli interessi. E questo, mi spiace per i cittadini e le aziende, la Banca d'Italia non può assicurarlo con la rivalutazione delle quote.

(LeFou!)

UPDATE 04/02/2014 precisata la questione della legge sul risparmio del 2005.

domenica 2 febbraio 2014

Altre balle (anche del PD) sulla Banca d'Italia

Nonostante tutti abbiano potuto comodamente prendere visione della legge sulla rivalutazione delle quote della Banca d'Italia, la disinformazione sull'argomento è ancora ampia.
Tanto per non essere tacciato (come spesso capita) di parzialità e/o difesa di una parte politica e/o attacco solo ad una parte politica e/o di difesa delle bbanghe, lo dirò chiaramente:

la disinformazione viene non solo da parte di chi sta protestando in maniera veemente ma anche da parte di chi questo provvedimento l'ha pensato e sostenuto!

Tratterò le questioni in maniera molto sintetica. Per i dettagli, consultate il precedente post sull'argomento.

Il sistema bancario avrà più soldi da prestare ad imprese e cittadini!

No, per tre ragioni.
  1. Le banche che rivalutano le proprie quote (capital gain) pagano il 12% sulla rivalutazione in base a quanto prevede la Legge di Stabilità 2014 (Art. 1 comma 91). Questa è una stima minima, perché a queste tasse vanno aggiunte sicuramente altre tasse provocate dall'aumento di capitale (che però non sono stato in grado di verificare, serve un fiscalista di un certo livello). Inoltre quest'anno l'anticipo fiscale è del 130%, quindi non solo non avranno liquidità in più, ma ne perderanno parecchia sotto forma di imposte.
  2. La legge prevede che la Banca d'Italia possa riacquistare temporaneamente le quote che superano il 3% del capitale possedute dalle banche. In questo modo si girano soldi della riserva ad alcuni soggetti (Banca Intesa, Unicredit e Assicurazioni Generali in testa) che quindi avranno più liquidità al momento della cessione, ma ci saranno (molte) altre banche che acquisteranno le quote e quindi perderanno altrettanta liquidità. Dunque il sistema bancario nel suo complesso manterrà la stessa liquidità. Inoltre l'operazione sarà effettuata nell'arco dei prossimi tre anni: come misura urgente per aumentare la liquidità non sembra proprio il massimo...
  3. La legge prevede che saranno concessi ai detentori di quote dei dividendi fino al 6% del capitale di 7,5 miliardi. Finora il limite era del 4% sulle riserve (che però sono molto superiori) ed è stato concesso lo 0,5% corrispondente a 70 milioni, per cui si prevede che analogamente saranno concesse rendite dell'1% che corrisponderanno a 75 milioni (in totale tra tutti i detentori di quote). Inoltre chi ha quote superiori al 3% non godrà dei dividendi relativi alla quota in eccesso, dividendi che andranno allo Stato.
    Ma ipotizziamo, in linea puramente teorica, che possa essere concesso il 6% del capitale = € 450 milioni. Siccome ogni istituto può godere al massimo del 3% di tale somma, si parla di 13,5 milioni (al massimo) per ogni istituto. Briciole.

Le banche italiane avranno un aiuto per superare i prossimi stress-test della BCE!

No.
L'EBA in una FAQ esplicita che questo NON è possibile.
«What is the sample for the 2014 EU-wide stress test?
The 2014 EU-wide stress test exercise will be carried out on a sample of banks covering at least 50% of the national banking sectors in each EU Member State, as expressed in terms of total consolidated assets as of end of 2013. It will include 124 EU banks from 22 EU Member States.»
Le rivalutazioni riguardano il 2014, quindi non saranno considerate nello stress-test.

Lo stato guadagnerà 1,5 miliardi di imposte!

Il mio giudizio su questo punto è sospeso. elenco alcuni elemento contro ed a favore.
CONTRO: L'imposta sul capital gain (la rivalutazione) è del 12% in base a quanto previsto dall'ultima Legge di Stabilità (Art. 1 comma 91).
In base a questo, e dato che il valore nominale delle quote prima era irrisorio (€ 156.000) alcuni calcolano erroneamente il 20% su 7,5 miliardi = 1,5 miliardi.
Applicando l'aliquota corretta del 12% si ottiengono solo € 900 milioni, ma non è neanche così.
Come ho ricordato nell'articolo precedente, gli istituti di credito nel 2001/2002 avevano già rivalutato le proprie quote e quindi avevano già pagato le imposte su quella prima rivalutazione.
Il calcolo preciso di quanto incasserà adesso lo Stato è un po' complesso da fare per noi comuni mortali perché bisogna verificare quanto ogni singola banca ha rivalutato le proprie quote, ma sicuramente non sarà di € 900 milioni.
Anzi, alcuni istituti hanno rivalutato le proprie quote più di quanto sia il loro valore attuale, per cui vanteranno un credito fiscale!
A FAVORE: A questa stima vanno aggiunte altre tasse basate sull'aumento di capitale (che però come ho scritto sopra non sono in grado di verificare).

Come sempre, segnalatemi eventuali imprecisioni o integrazioni a quanto esposto.

(LeFou!)

UPDATE 03/02/2014 aggiunto riferimento alla Legge di Stabilità 2014 e corretta l'aliquota dal 20% al 12%.

martedì 28 gennaio 2014

Le nuove balle sulla Banca d'Italia

Saccheggio Bankitalia!!! FAI GIRARE!!!1!!

In questi giorni il M5S sta bloccando i lavori della Camera dei Deputati con interventi ostruzionistici ed al grido di
«giù le mani dalla Banca d'Italia»
parlando di privatizzazione di Bankitalia, di regalo alle banche e così via. Questo è un articolo originale di M5S Senato.

Inoltre girano sul web parecchie affermazioni fuori controllo.

Anche se nella vita come in questo caso niente è tutto bianco o tutto nero, le bugie però sono sempre bugie. Cercherò quindi di fare un po' di chiarezza.

Le balle precedenti su Bankitalia

Vi rimando al mio comodo video sulla bufala di «Bankitalia S.p.A.».

Se preferite guardarvi un video

 (se volete guardarne altri, ecco il mio canale YouTube)

Cosa dice il decreto

Dopo le modifiche apportate dal Senato, il testo (ad ora) risulta questo (in formato web).
UPDATE: dopo la conversione in legge da parte della camera, il testo è quello che ho commentato ed è stato pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale.

Se non l'avete letto, consultatelo. I punti fondamentali sono:
  1. La Banca d'Italia resta comunque un istituto di diritto pubblico, ed i partecipanti al capitale non hanno voce sulle questioni istituzionali.
  2. In base a questa relazione, il capitale passa da 156.000 euro a 7,5 miliardi di euro.
  3. Ogni soggetto non può detenere più del 3% delle quote.
  4. Lo Stato può riacquistare temporaneamente le quote detenute in eccesso dai soggetti se non si trova un compratore.
Alcuni continuano a parlare di quota massima del 5% e possibilità di possesso delle quote da parte di istituti europei. Queste affermazioni si riferiscono alla versione non emendata del decreto e quindi presumibilmente basate su articoli vecchi ripresi dalla rete.

Il decreto è quello dell'IMU e "nasconde" la questione Bankitalia!

No.

Anche il titolo del decreto è chiarissimo: decreto «recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia». Non è stato nascosto niente, almeno da parte del Governo e del Parlamento.

Potevamo riprenderci quel capitale di € 156.000 e basta!

No. Sarebbe stato incostituzionale.

Innanzitutto le Banche Centrali devono essere adeguatamente capitalizzate, come fa osservare la BCE nel parere sulla rivalutazione (documento a tratti anche critico).

Inoltre la rivalutazione delle quote di Bankitalia non se l'è inventata il presente Governo. È un'idea del Governo Tremonti che, nel 2001, nella finanziaria invitava «gentilmente» alla rivalutazione tutti i detentori di quote di vario genere, incluse le quote della Banca d'Italia. Le banche hanno eseguito l'ordine, le quote furono rivalutate a bilancio scritturalmente e ci hanno pagato le tasse.
Se consultate i bilanci delle banche potreste trovare traccia di queste rivalutazioni: in quello di Banca Intesa, di CARIGE (che ha anche esplicitato il suo modo di rivalutarle) eccetera.
Qui un riassunto della rivalutazione dei principali istituti di credito (elaborazione Isfr Lab - Fisac CGIL)
Rivalutazione 2001/2002 delle quote di Bankitalia da parte dei detentori delle quote


Ma perché sarebbe incostituzionale requisirle? La Costituzione nell'articolo 53 recita:
«Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.»
Quindi nessuno può pagare più tasse del valore del bene che possiede, e quindi lo Stato, dopo la rivalutazione, avrebbe dovuto risarcire in maniera congrua i possessori delle quote.

Una legge del 2005 obbligava lo Stato a riprendersi le quote!

No. È una vecchia bufala.
 
La legge prevedeva il riassetto delle quote, e non che lo Stato se le dovesse riprendere.

La Banca d'Italia viene «privatizzata»!

No. Rimane un Istituto di diritto pubblico.

Anzi, con il limite massimo imposto del 3%, i soggetti che prima detenevano percentuali in doppia cifra delle quote ora vedono crollare il loro "peso".

Inoltre chi gridava al fatto che prima Bankitalia era privata dovrebbe spiegare come fa ad essere privatizzato qualcosa che era già privato.

Le banche avevano € 156.000 ed ora hanno € 7,5 miliardi!

No.

Nel 1936 alcune banche ed assicurazioni hanno messo i soldi per costituire il capitale della Banca d'Italia per un ammontare pari a L. 300.000.000 che nominalmente sono rimasti identici anche con la conversione in euro (infatti sono diventati € 156.000).

Adesso quei € 156.000 vengono rivalutati in € 7,5 miliardi, soldi delle riserve, quindi almeno formalmente avviene un aumento di capitale molto forte.

Ma come ho scritto prima, le quote sono già state rivalutate oltre dieci anni fa. A prescindere dall'opinione se questa rivalutazione sia congrua, troppo prudente o eccessiva, ha il pregio di chiarire la situazione e di parificare le rivalutazioni (che invece ognuno aveva fatto a modo suo).

Il Governo regala i soldi delle riserve alle banche!

Nì. Sì e no.

È vero che il decreto all'articolo 4 comma 6 prevede che la Banca d'Italia «può acquistare temporaneamente le proprie quote di partecipazione» e quindi risarcire gli istituti che possiedono più del 3% delle quote, ma è appunto un'operazione temporanea. Quando possibile, quelle quote saranno cedute e quindi la Banca d'Italia recupererà la somma spesa. E se ciò non fosse possibile o non accadesse, la Banca d'Italia rientrerebbe semplicemente in possesso delle proprie quote, come molti auspicano.

Ci sono solo due "regali possibili" a spese dello Stato nei confronti del complesso degli Istituti di Credito:
  1. Scritturalmente avranno un capitale rivalutato migliorando in qualche modo i bilanci (ma comunque una rivalutazione era necessaria)
  2. Potrebbero avere un dividendo superiore all'attuale (ma dipende da quello che deciderà il Consiglio Superiore con l'assemblea ordinaria che, come vedremo dopo, non hanno mai concesso ai partecipanti il massimo rendimento possibile)

Dovevano essere i soci a ricapitalizzare Bankitalia!

No.

Anche la semplice consultazione su Wikipedia della voce «aumento di capitale» permette di verificare che
«L'aumento di capitale è un atto di carattere straordinario che si realizza o con la modifica del patrimonio netto (aumento a pagamento) o con la semplice imputazione di riserve o fondi di bilancio in quanto disponibili (aumento gratuito)»
Il caso Bankitalia ricade appunto nel secondo caso: l'aumento gratuito con l'imputazione di riserve.


Chi protesta dicendo che da che mondo è mondo l'aumento di capitale avviene con i soldi dei soci, dice parzialmente il vero, ma solo perché di solito l'aumento di capitale avviene per il rilancio aziendale e non per adeguare il capitale nominale a quello di quasi ottanta anni prima.

La rendita delle quote passa dal 4% al 6% del capitale!

Nì. Sì e no.

La norma all'articolo 4 comma 3 recita che
«Ai partecipanti possono essere distribuiti esclusivamente dividendi annuali, a valere sugli utili netti, per un importo non superiore al 6 per cento del capitale»
Quindi non il 6%, ma fino al 6%. In teoria potrebbe anche essere lo 0,0001%.

La norma va letta in rapporto alla norma precedente, ovvero l'articolo 39 dello statuto del 2006:
«Ai partecipanti sono distribuiti dividendi per un importo fino al 6% del capitale.
[...] può essere distribuito ai partecipanti, ad integrazione del dividendo, un ulteriore importo non eccedente il 4% del capitale»
E l'articolo 40:
«Dai frutti annualmente percepiti sugli investimenti delle riserve, può essere, su proposta del Consiglio superiore e con l’approvazione dell’assemblea ordinaria, prelevata e distribuita ai partecipanti, in aggiunta a quanto previsto dall’art. 39, una somma non superiore al 4% dell’importo delle riserve medesime, quali risultano dal bilancio dell’esercizio precedente»
Apparentemente, quindi, le cose non cambiano. Ma ricordo che il capitale prima era di € 156.000 e quindi il 6% di quel capitale erano bruscolini. Ecco perché lo statuto prevedeva un'ulteriore compensazione fino al 4% del capitale più un'ulteriore integrazione in base alle riserve, che si è tradotto negli anni in circa € 50-70 milioni (vedi relazioni annuali Bankitalia) e che compensava la mancata rivalutazione delle quote.

Basta consultare una relazione annuale, come questa relativa al 2012 (l'ultima) dove si specifica a pagina 300:
«Il Consiglio superiore Vi propone, ai sensi dell’art. 39 dello Statuto, il seguente riparto dell’utile netto:
[...]
- ai Partecipanti, in misura del 6 per cento del capitale € 9.360
[...]
– ai Partecipanti, nella misura del 4 per cento del capitale, a integrazione del dividendo € 6.240
[...]
Il Consiglio superiore, a norma dell’art. 40 dello Statuto e nel rispetto dei limiti da esso previsti, propone una ulteriore assegnazione ai Partecipanti pari a 70.026.000 euro da prelevare dai frutti degli impieghi della riserva ordinaria e di quella straordinaria, corrispondente allo 0,50 per cento dell’importo delle cennate riserve al 31 dicembre 2011»

Quindi, pur se la Banca d'Italia avesse potuto distribuire fino al 4% del la riserva, ha limitato la distribuzione allo 0,5%.


Adesso la norma non prevede eccezioni: viene distribuito al massimo solo il 6% del capitale e basta, tenendo conto tra l'altro che le quote in mano ad ogni soggetto hanno un tetto che prima non c'era e quindi soprattutto le banche più grandi guadagneranno di meno.

Quindi se a fine anno si deciderà di compensare i partecipanti con l'1% del capitale di 7,5 miliardi, il risultato sarà di 75 milioni di euro (praticamente come adesso). Se si aumenterà il compenso, il compenso collettivo sarà superiore (se tutte le quote saranno assegnate).

Infine, poiché sono soldi delle riserve, non è detto che questo compenso influisca sui proventi annuali da parte della Banca d'Italia.

Lo Stato guadagnerà da Bankitalia solo il 12% delle plusvalenze!

Non solo. Lo Stato guadagnava e guadagnerà dalla Banca d'Italia anche:
  1. le imposte
  2. il signoraggio (rendita da emissione monetaria)
  3. gli utili residui
  4. l'avanzo dalla distribuzione di quei dividendi (quote in proprio possesso e quote oltre il 3% in possesso di altri)

Ora gli stranieri potranno controllare la Banca d'Italia!

No.

Anche se pecunia non olet, la norma che permetteva ad istituti europei di acquisire quote è stata emendata al Senato, quindi come recita l'articolo 4 comma 4 capi a e b, le quote di partecipazione al capitale possono appartenere solamente a
«a) banche aventi sede legale e amministrazione centrale in Italia;
b) imprese di assicurazione e riassicurazione aventi sede legale e amministrazione centrale in Italia;»
Inoltre come ho ricordato all'inizio i detentori di quote non possono prendere decisioni che riguardano la natura pubblica dell'Istituto, ovvero decisioni di politica monetaria, di sorveglianza bancaria ecc.

Questo articolo contiene informazioni che ho raccolto in questi anni avendo dovuto rispondere a molte osservazioni sull'assetto della Banca d'Italia, sui suoi utili, sul suo statuto.
Ringrazio per l'aiuto che mi hanno dato in questi anni tutti coloro che hanno commentato, anche criticando, sia i video che i post. Senza di loro non ne saprei così tanto.
Ringrazio il gruppo SIC - Signoraggio informazione corretta (blog - Facebook), Econoliberal (blog - Facebook).
Ringrazio singolarmente per il loro contributo a questo post Fotogian per la dritta sulla rivalutazione delle quote del 2001 e Pier Gaetano Fulco per la consulenza sugli aspetti legali.

(LeFou!)

Nota: ho preferito scrivere rapidamente l'articolo fino alla fine lasciando da parte alcune fonti (che fornirò in seguito) e qualche aspetto stilistico.Come sempre, sono aperto alla verifica oggettiva ed alla partecipazione collettiva per cui segnalate pure nei commenti eventuali altre fonti interessanti pro o contro ciò che ho riportato.

UPDATE 31/01/2014: aggiunto il link al testo definitivo pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale e precisato il meccanismo passato di assegnazione delle quote ai partecipanti. Aggiunto il link alla legge finanziaria del dicembre 2001 http://www.camera.it/parlam/leggi/01448l.htm

UPDATE 02/02/2014 Aggiunto link alla relazione dei saggi di Bankitalia che determina il nuovo capitale di Bankitalia. Aggiunto il link alla valutazione da parte della BCE dell'aumento di capitale.

UPDATE 03/02/2014 Aggiunta tabella rivalutazioni detentori delle quote, aggiunto il nuovo video su Bankitalia tratto dal mio canale YouTube, corretto il "No" relativo all'imposizione fiscale con "Non solo".