mercoledì 21 gennaio 2015

La guerra delle multinazionali sugli OGM

Inutile negarlo: c'è una vera e propria guerra della (dis)informazione sugli OGM portata avanti dalle multinazionali.

E noi siamo la terra di conquista.

Noi possiamo scegliere se comprare o meno un prodotto.
Noi possiamo fare pressioni sui politici per farli decidere in un senso o in un altro.
Noi possiamo indignarci, protestare, boicottare.
Noi siamo ciò che queste multinazionali senza scrupoli cercano di conquistare.

Vogliono la nostra scelta, il nostro voto, la nostra rabbia.

Lo sappiamo: le multinazionali non sono delle ONLUS votate alla beneficienza (e a volte anche qualche ONLUS non lo è). A loro interessa il profitto. Profitto ad ogni costo.

Pubblicamente sostengono di voler proteggere il pianeta, tutelare l'ambiente, e tutte quelle belle cose che piacciono tanto al bambino che è in noi.

Invece, con la loro propaganda e la loro disinformazione, puntano solo al fatturato.

Ecco cosa accade in tema di OGM.

Chi ti paga? Gli studi falsi


In tema di OGM esistono oltre 14.000 studi scientifici

Tutti questi studi dicono che gli OGM hanno gli stessi effetti sulla salute delle analoghe varietà non-OGM.

Ma chi paga questi studi?

Molti di questi studi, come è ovvio che sia, sono prodotti dalle stesse società biotech che commercializzano i prodotti. Anzi, sono studi obbligatori. Ovvio: se vuoi produrre qualcosa, il minimo che devi fare è controllarla prima di vendercela.

Se uno studio viene finanziato da chi vorrebbe commercializzare un OGM, può nascere il sospetto che possa essere un po' addomesticato, no? Magari ci sono scritte cose false, no? Ok, è comunque uno studio scientifico ed è accompagnato da dati ed evidenze verificabili, però il sospetto è lecito.

Tra queste migliaia di studi ce ne sono anche molti finanziati da istituzioni pubbliche. La Commissione Europea ha speso in questi anni ben 250 miloni di euro per capire se gli OGM fanno male. Ed anche questi studi concludono che mangiare un OGM o una varietà tradizionale ha gli stessi effetti sulla salute.

Quanti studi dicono che mangiare un OGM è salutare quanto mangiare un vegetale tradizionale?

TUTTI

Quanti studi dicono che gli OGM fanno male?

NESSUNO


Forse non è chiaro, magari con un grafico si capisce meglio.

L'opinione della scienza


No, anzi. C'è UNO STUDIO che conclude che gli OGM di un particolare tipo fa male alla salute.

Uno studio poi rivelatosi SBAGLIATO. Una vera e propria BUFALA che ha permesso ai mezzi di comunicazione di fare un bel po' di terrorismo mediatico per orientare l'opinione pubblica (la nostra opinione). Ed ovviamente, non è stato dato un gran risalto al ritiro dello studio da parte della rivista scientifica che l'aveva pubblicato.

E chi ha pagato questo studio?

L'hanno pagato Auchan e Carrefour, due società multinazionali che guadagnano vendendo a noi alimenti OGM free facendoceli pagare di più (perché sono meglio, eh beh!)

E noi, che siamo il terreno di conquista della guerra sugli OGM, crediamo che gli OGM facciano male perché chi ci vende prodotti OGM free ha finanziato uno studio fatto con i piedi.

La potenza delle multinazionali

Ok, quindi Carrefour ed Auchan hanno finanziato l'unico studio (sbagliato) che dice che gli OGM fanno male.

La propaganda dice che, però, dall'altra parte c'è la Monsanto!

La Monsanto!

LA MONSANTO!

LA MON$ANTO!!!11!!



Immagini tratte dalla propaganda anti-Monsanto e pro-OGM-free


Ok, quindi le forze in guerra sono due:
  1. La potentissima multinazionale Monsanto che vuole imporre prodotti OGM per guadagnare tanti soldi
  2. Le altre multinazionali (Carrefour, Auchan) che preferiscono vendere prodotti OGM free per guadagnare tanti soldi
Mettiamoci anche Coop Italia, che multinazionale non è ma ci martella con la qualità dei suoi prodotti ecc. ecc.

Confrontiamo le forze in campo.


Fatturato 2011
Monsanto 5,06
Coop Italia 13,10
Auchan 44,40
Carrefour 81,00

Aspettate, forse non si capisce bene. Forse in questo modo è più chiaro.

Multinazionali a confronto (più Coop Italia)

E noi siamo il terreno di conquista.

(LeFou!)

Nota a margine: qualcuno osserva che ho messo a confronto il fatturato delle quattro società e non altri indicatori di bilancio, come l'utile netto o lordo. È vero, ma la scelta è stata dettata da due esigenze. La prima è che il fatturato è un ottimo indicatore facilmente verificabile, immediatamente confrontabile e poco manipolabile della dimensione di una società. La seconda è che, prendendo in considerazione l'utile, si trovano anni in cui ad esempio l'utile di Monsanto è addirittura negativo, per cui sarebbe stato necessario andare a verificare anni di bilancio di tutte e quattro le società con raffronti altalenanti. Comunque, se qualcuno vuole prendersi la briga di farlo, sono come sempre disponibile ad integrarlo nell'articolo o a trattare la questione in un articolo a parte.

Fonti:
Datalink sugli OGM di Italia Unita per la Scienza: http://italiaxlascienza.it/main/datalink/ogm/ 
Articoli scientifici in peer review sugli OGM (in inglese): http://genera.biofortified.org/viewall.php
Affair Seralini: http://en.wikipedia.org/wiki/S%C3%A9ralini_affair e le sue 95 fonti a corredo
Fatturato Monsanto 2011 https://it.finance.yahoo.com/q/is?s=MON&annual (convertito al cambio di $ 1.39196 per euro - fonte Banca d'Italia tasso medio annuo 2011)
Fatturato Auchan 2011 http://www.auchan.it/media/bilancio-sostenibilita/Auchan-BilancioSociale-2011.pdf pagina 21
Fatturato Coop Italia e Carrefour 2011: Wikipedia Italia

UPDATE 21/01/2015: corretto un indicativo in favore di un congiuntivo (grazie a Valentino Catelani per la segnalazione), corretta una didascalia  e verificata la cifra di 250 milioni di euro spesi dalla Commissione Europea (lo studio linkato nell'articolo è costato 200 milioni, lo studio precedente 50).
UPDATE 22/01/2015: a richiesta, aggiunto elenco di articoli sugli OGM (in inglese) e il datalink di IUXS sull'argomento per chi volesse approfondire.

domenica 18 gennaio 2015

Perché i giornali abboccano alle bufale

Perché i giornali abboccano alle bufale?
E perché nascono continuamente blog che inventano e rilanciano continuamente bufale?
La risposta alle due domande è la stessa. Ve lo spiego in forma breve e in forma un po' più argomentata.

In breve


Diffondere bufale è più facile e rende di più.

Svolgimento

Una volta si facevano le inchieste. Quelle vere, ed era difficilissimo.
Per scrivere una storia di successo, di quelle che piacciono alla gente, che ti rendono famosi e che fanno vendere tantissimo il giornale per il quale scrivevi, serviva almeno:
  1. avere la fortuna di venire a conoscere delle informazioni interessanti
  2. verificare le informazioni
  3. immaginare cosa può esserci dietro quelle informazioni
  4. cercare conferme
Ad esempio, tempo fa girava la bufala dei numeri rossi delle confezioni di latte.


Mettiamo il caso che al bar, giocando a carte, un amico mi racconti questa storia.
«Sai cosa ci fanno con il latte che non vendono? Viene ribollito e rivenduto come fosse fresco. Lo fanno fino a sei volte. È pure scritto sotto la confezione, sono quei numerini rossi. Io ho controllato, è tutto vero!»

Storia succulenta, eh? Ma a questo punto cosa fa un giornalista vero? Deve verificare.
Quindi controlla varie confezioni: ok, ci sono i numeri.
Allora contatta l'azienda che produce il latte, e arriva la prima mazzata: l'azienda risponde che loro non riciclano il latte, e che le confezioni di Tetrapak® che gli vendono hanno già quei numeri rossi stampigliati sopra.
Ma l'azienda potrebbe mentire, e allora il giornalista contatta la Tetrapak® che risponde che quei numerini rossi sono il numero della bobina dalla quale vengono prodotte le confezioni.

Tutto chiaro? Ok, sappiamo che non stiamo bevendo latte ribollito fino a sei volte.

Però... però intanto il giornalista ha speso ore o giorni di tempo dietro una storia falsa, una vera e propria bufala. E magari lo pagano un tot ad articolo, per cui ora non può neanche comprare il latte per la colazione del giorno dopo.

Per i blogger complottisti, e per qualche giornalista poco incline alla verifica (o così sottopagato da scegliere tra la verifica e mangiare) diventa tutto più facile.
 
Prendono l'illazione, la condiscono con qualche dettaglio tanto per renderla più appetibile (con riferimenti alla salute, al «ce lo tengono nascosto» e via dicendo), su internet aggiungono il classico «FAI GIRARE!!!» e il gioco è fatto: l'articolo inizia a diffondersi senza controllo, e il danno che produrrà non potrà essere fermato dagli articoli dei debunker, che si affaticheranno inutilmente a mostrare i comunicati delle aziende, della Tetrapak® eccetera come chi tenta di arginare il mare con le nude mani.

Ed avranno successo. Oh, sì! Tante copie vendute, tanti click sull'articolo, tanti indignati che grideranno allo scandalo (per circa due decimi di secondo, il tempo di un click sul tasto condividi).

Ecco perché i giornali abboccano alle bufale, e perché esistono tante bufale.

Perché è più facile, e alla fine ci guadagnano molto di più.

(LeFou!)