martedì 28 gennaio 2014

Le nuove balle sulla Banca d'Italia

Saccheggio Bankitalia!!! FAI GIRARE!!!1!!

In questi giorni il M5S sta bloccando i lavori della Camera dei Deputati con interventi ostruzionistici ed al grido di
«giù le mani dalla Banca d'Italia»
parlando di privatizzazione di Bankitalia, di regalo alle banche e così via. Questo è un articolo originale di M5S Senato.

Inoltre girano sul web parecchie affermazioni fuori controllo.

Anche se nella vita come in questo caso niente è tutto bianco o tutto nero, le bugie però sono sempre bugie. Cercherò quindi di fare un po' di chiarezza.

Le balle precedenti su Bankitalia

Vi rimando al mio comodo video sulla bufala di «Bankitalia S.p.A.».

Se preferite guardarvi un video

 (se volete guardarne altri, ecco il mio canale YouTube)

Cosa dice il decreto

Dopo le modifiche apportate dal Senato, il testo (ad ora) risulta questo (in formato web).
UPDATE: dopo la conversione in legge da parte della camera, il testo è quello che ho commentato ed è stato pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale.

Se non l'avete letto, consultatelo. I punti fondamentali sono:
  1. La Banca d'Italia resta comunque un istituto di diritto pubblico, ed i partecipanti al capitale non hanno voce sulle questioni istituzionali.
  2. In base a questa relazione, il capitale passa da 156.000 euro a 7,5 miliardi di euro.
  3. Ogni soggetto non può detenere più del 3% delle quote.
  4. Lo Stato può riacquistare temporaneamente le quote detenute in eccesso dai soggetti se non si trova un compratore.
Alcuni continuano a parlare di quota massima del 5% e possibilità di possesso delle quote da parte di istituti europei. Queste affermazioni si riferiscono alla versione non emendata del decreto e quindi presumibilmente basate su articoli vecchi ripresi dalla rete.

Il decreto è quello dell'IMU e "nasconde" la questione Bankitalia!

No.

Anche il titolo del decreto è chiarissimo: decreto «recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia». Non è stato nascosto niente, almeno da parte del Governo e del Parlamento.

Potevamo riprenderci quel capitale di € 156.000 e basta!

No. Sarebbe stato incostituzionale.

Innanzitutto le Banche Centrali devono essere adeguatamente capitalizzate, come fa osservare la BCE nel parere sulla rivalutazione (documento a tratti anche critico).

Inoltre la rivalutazione delle quote di Bankitalia non se l'è inventata il presente Governo. È un'idea del Governo Tremonti che, nel 2001, nella finanziaria invitava «gentilmente» alla rivalutazione tutti i detentori di quote di vario genere, incluse le quote della Banca d'Italia. Le banche hanno eseguito l'ordine, le quote furono rivalutate a bilancio scritturalmente e ci hanno pagato le tasse.
Se consultate i bilanci delle banche potreste trovare traccia di queste rivalutazioni: in quello di Banca Intesa, di CARIGE (che ha anche esplicitato il suo modo di rivalutarle) eccetera.
Qui un riassunto della rivalutazione dei principali istituti di credito (elaborazione Isfr Lab - Fisac CGIL)
Rivalutazione 2001/2002 delle quote di Bankitalia da parte dei detentori delle quote


Ma perché sarebbe incostituzionale requisirle? La Costituzione nell'articolo 53 recita:
«Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.»
Quindi nessuno può pagare più tasse del valore del bene che possiede, e quindi lo Stato, dopo la rivalutazione, avrebbe dovuto risarcire in maniera congrua i possessori delle quote.

Una legge del 2005 obbligava lo Stato a riprendersi le quote!

No. È una vecchia bufala.
 
La legge prevedeva il riassetto delle quote, e non che lo Stato se le dovesse riprendere.

La Banca d'Italia viene «privatizzata»!

No. Rimane un Istituto di diritto pubblico.

Anzi, con il limite massimo imposto del 3%, i soggetti che prima detenevano percentuali in doppia cifra delle quote ora vedono crollare il loro "peso".

Inoltre chi gridava al fatto che prima Bankitalia era privata dovrebbe spiegare come fa ad essere privatizzato qualcosa che era già privato.

Le banche avevano € 156.000 ed ora hanno € 7,5 miliardi!

No.

Nel 1936 alcune banche ed assicurazioni hanno messo i soldi per costituire il capitale della Banca d'Italia per un ammontare pari a L. 300.000.000 che nominalmente sono rimasti identici anche con la conversione in euro (infatti sono diventati € 156.000).

Adesso quei € 156.000 vengono rivalutati in € 7,5 miliardi, soldi delle riserve, quindi almeno formalmente avviene un aumento di capitale molto forte.

Ma come ho scritto prima, le quote sono già state rivalutate oltre dieci anni fa. A prescindere dall'opinione se questa rivalutazione sia congrua, troppo prudente o eccessiva, ha il pregio di chiarire la situazione e di parificare le rivalutazioni (che invece ognuno aveva fatto a modo suo).

Il Governo regala i soldi delle riserve alle banche!

Nì. Sì e no.

È vero che il decreto all'articolo 4 comma 6 prevede che la Banca d'Italia «può acquistare temporaneamente le proprie quote di partecipazione» e quindi risarcire gli istituti che possiedono più del 3% delle quote, ma è appunto un'operazione temporanea. Quando possibile, quelle quote saranno cedute e quindi la Banca d'Italia recupererà la somma spesa. E se ciò non fosse possibile o non accadesse, la Banca d'Italia rientrerebbe semplicemente in possesso delle proprie quote, come molti auspicano.

Ci sono solo due "regali possibili" a spese dello Stato nei confronti del complesso degli Istituti di Credito:
  1. Scritturalmente avranno un capitale rivalutato migliorando in qualche modo i bilanci (ma comunque una rivalutazione era necessaria)
  2. Potrebbero avere un dividendo superiore all'attuale (ma dipende da quello che deciderà il Consiglio Superiore con l'assemblea ordinaria che, come vedremo dopo, non hanno mai concesso ai partecipanti il massimo rendimento possibile)

Dovevano essere i soci a ricapitalizzare Bankitalia!

No.

Anche la semplice consultazione su Wikipedia della voce «aumento di capitale» permette di verificare che
«L'aumento di capitale è un atto di carattere straordinario che si realizza o con la modifica del patrimonio netto (aumento a pagamento) o con la semplice imputazione di riserve o fondi di bilancio in quanto disponibili (aumento gratuito)»
Il caso Bankitalia ricade appunto nel secondo caso: l'aumento gratuito con l'imputazione di riserve.


Chi protesta dicendo che da che mondo è mondo l'aumento di capitale avviene con i soldi dei soci, dice parzialmente il vero, ma solo perché di solito l'aumento di capitale avviene per il rilancio aziendale e non per adeguare il capitale nominale a quello di quasi ottanta anni prima.

La rendita delle quote passa dal 4% al 6% del capitale!

Nì. Sì e no.

La norma all'articolo 4 comma 3 recita che
«Ai partecipanti possono essere distribuiti esclusivamente dividendi annuali, a valere sugli utili netti, per un importo non superiore al 6 per cento del capitale»
Quindi non il 6%, ma fino al 6%. In teoria potrebbe anche essere lo 0,0001%.

La norma va letta in rapporto alla norma precedente, ovvero l'articolo 39 dello statuto del 2006:
«Ai partecipanti sono distribuiti dividendi per un importo fino al 6% del capitale.
[...] può essere distribuito ai partecipanti, ad integrazione del dividendo, un ulteriore importo non eccedente il 4% del capitale»
E l'articolo 40:
«Dai frutti annualmente percepiti sugli investimenti delle riserve, può essere, su proposta del Consiglio superiore e con l’approvazione dell’assemblea ordinaria, prelevata e distribuita ai partecipanti, in aggiunta a quanto previsto dall’art. 39, una somma non superiore al 4% dell’importo delle riserve medesime, quali risultano dal bilancio dell’esercizio precedente»
Apparentemente, quindi, le cose non cambiano. Ma ricordo che il capitale prima era di € 156.000 e quindi il 6% di quel capitale erano bruscolini. Ecco perché lo statuto prevedeva un'ulteriore compensazione fino al 4% del capitale più un'ulteriore integrazione in base alle riserve, che si è tradotto negli anni in circa € 50-70 milioni (vedi relazioni annuali Bankitalia) e che compensava la mancata rivalutazione delle quote.

Basta consultare una relazione annuale, come questa relativa al 2012 (l'ultima) dove si specifica a pagina 300:
«Il Consiglio superiore Vi propone, ai sensi dell’art. 39 dello Statuto, il seguente riparto dell’utile netto:
[...]
- ai Partecipanti, in misura del 6 per cento del capitale € 9.360
[...]
– ai Partecipanti, nella misura del 4 per cento del capitale, a integrazione del dividendo € 6.240
[...]
Il Consiglio superiore, a norma dell’art. 40 dello Statuto e nel rispetto dei limiti da esso previsti, propone una ulteriore assegnazione ai Partecipanti pari a 70.026.000 euro da prelevare dai frutti degli impieghi della riserva ordinaria e di quella straordinaria, corrispondente allo 0,50 per cento dell’importo delle cennate riserve al 31 dicembre 2011»

Quindi, pur se la Banca d'Italia avesse potuto distribuire fino al 4% del la riserva, ha limitato la distribuzione allo 0,5%.


Adesso la norma non prevede eccezioni: viene distribuito al massimo solo il 6% del capitale e basta, tenendo conto tra l'altro che le quote in mano ad ogni soggetto hanno un tetto che prima non c'era e quindi soprattutto le banche più grandi guadagneranno di meno.

Quindi se a fine anno si deciderà di compensare i partecipanti con l'1% del capitale di 7,5 miliardi, il risultato sarà di 75 milioni di euro (praticamente come adesso). Se si aumenterà il compenso, il compenso collettivo sarà superiore (se tutte le quote saranno assegnate).

Infine, poiché sono soldi delle riserve, non è detto che questo compenso influisca sui proventi annuali da parte della Banca d'Italia.

Lo Stato guadagnerà da Bankitalia solo il 12% delle plusvalenze!

Non solo. Lo Stato guadagnava e guadagnerà dalla Banca d'Italia anche:
  1. le imposte
  2. il signoraggio (rendita da emissione monetaria)
  3. gli utili residui
  4. l'avanzo dalla distribuzione di quei dividendi (quote in proprio possesso e quote oltre il 3% in possesso di altri)

Ora gli stranieri potranno controllare la Banca d'Italia!

No.

Anche se pecunia non olet, la norma che permetteva ad istituti europei di acquisire quote è stata emendata al Senato, quindi come recita l'articolo 4 comma 4 capi a e b, le quote di partecipazione al capitale possono appartenere solamente a
«a) banche aventi sede legale e amministrazione centrale in Italia;
b) imprese di assicurazione e riassicurazione aventi sede legale e amministrazione centrale in Italia;»
Inoltre come ho ricordato all'inizio i detentori di quote non possono prendere decisioni che riguardano la natura pubblica dell'Istituto, ovvero decisioni di politica monetaria, di sorveglianza bancaria ecc.

Questo articolo contiene informazioni che ho raccolto in questi anni avendo dovuto rispondere a molte osservazioni sull'assetto della Banca d'Italia, sui suoi utili, sul suo statuto.
Ringrazio per l'aiuto che mi hanno dato in questi anni tutti coloro che hanno commentato, anche criticando, sia i video che i post. Senza di loro non ne saprei così tanto.
Ringrazio il gruppo SIC - Signoraggio informazione corretta (blog - Facebook), Econoliberal (blog - Facebook).
Ringrazio singolarmente per il loro contributo a questo post Fotogian per la dritta sulla rivalutazione delle quote del 2001 e Pier Gaetano Fulco per la consulenza sugli aspetti legali.

(LeFou!)

Nota: ho preferito scrivere rapidamente l'articolo fino alla fine lasciando da parte alcune fonti (che fornirò in seguito) e qualche aspetto stilistico.Come sempre, sono aperto alla verifica oggettiva ed alla partecipazione collettiva per cui segnalate pure nei commenti eventuali altre fonti interessanti pro o contro ciò che ho riportato.

UPDATE 31/01/2014: aggiunto il link al testo definitivo pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale e precisato il meccanismo passato di assegnazione delle quote ai partecipanti. Aggiunto il link alla legge finanziaria del dicembre 2001 http://www.camera.it/parlam/leggi/01448l.htm

UPDATE 02/02/2014 Aggiunto link alla relazione dei saggi di Bankitalia che determina il nuovo capitale di Bankitalia. Aggiunto il link alla valutazione da parte della BCE dell'aumento di capitale.

UPDATE 03/02/2014 Aggiunta tabella rivalutazioni detentori delle quote, aggiunto il nuovo video su Bankitalia tratto dal mio canale YouTube, corretto il "No" relativo all'imposizione fiscale con "Non solo".

domenica 26 gennaio 2014

Paragone, Barnard e il documento ufficiale che certifica il fallimento dell'Euro

Si sa: il giornalismo nostrano spesso non verifica approfonditamente le notizie che pubblica. Tuttavia, ci si aspetta che almeno le inchieste verifichino le loro fonti. Se la fonte è bacata, tutti i discorsi montati sulle fonti crollano miseramente come un castello di carte durante un uragano.

Durante la puntata del 22/01/2014 della trasmissione «La Gabbia» dal titolo «Renziani per forza» (la registrazione la trovate nel sito ufficiale de La7 e su YouTube) il giornalista conduttore Gianluigi Paragone ha citato con grande enfasi un documento della Commissione Europea, segnalatogli da un altro giornalista, Paolo Barnard, il quale ultimamente si occupa di (diciamo così) economia.

Il documento si intitola «Quarterly Report on the Euro Area» (relazione trimestrale dell'area Euro), si può recuperare dal sito della Commissione Europea ed è stato presentato con queste testuali parole (su YouTube da 1:12:50 in poi):
«Vito... Vito... vieni qui con la telecamera, lo guardiamo insieme. Questo documento è un documento ufficiale della Commissione Europea. Qui è scritto nero su bianco il fallimento dell'Eurozona. Vi aspetto tra poco, qui, vi racconteremo cosa dice questo documento. È un documento ufficiale della commissione europea. A tra poco».
E dopo la pausa pubblicitaria:
«Un documento ufficiale della Commissione Europea, un documento importante che esce dalla Commissione Affari Economici e Finanziari, in cui è sancita... è sancito il fallimento dell'Eurozona. Questo è un documento che è sul portale della Commissione Europea, l'abbiamo trovato noi lo potevano trovare anche i politici. Ma i politici evidentemente sono troppo impegnati a parlare d'altro e quando siamo andati a chiedergli conto di questo ecco cosa hanno non-risposto a Minitto Barone»

L'inviato inizia alla grande, con carta canta ed un dito accusatorio:
«questo è uno studio della Commissione Europea, il Governo di Europa. Ci dice che nei prossimi dieci anni saremo più disoccupati e saremo più poveri. Ne sapevate niente, voi?»
A quel punto si produce nella classica serie di inseguimenti ai politici che entrano nelle varie sedi di partito o in Parlamento, tutti colpevoli di non aver letto il documento-ufficiale-della-Commissione-Europea-che-dice-che-saremo-più-disoccupati-e-più-poveri. Che ignoranti, eh?

Durante il servizio viene finalmente letto un brano di questo misterioso documento:
«Qua dice... (pausa) l'area Euro finirà nel 2023 con un tasso di disoccupazione che sarà più alto rispetto a quello precedente alla crisi»
Qui in basso il fotogramma confrontato con una pagina del documento.


La prima scottante frase dello scottante documento ufficiale

Dal confronto tra il video (su Youtube ad 1:14:30), la lettura dell'inviato ed il documento, la frase incriminata corrisponde al seguente brano, a pagina 11 (l'evidenziazione è relativa al brano letto nel video):
Whilst this scenario assumes no major hysteresis effects, it nevertheless implies that, in the absence of continued reforms, the euro area risks ending up with an unemployment rate in 2023 which is higher than in the pre-crisis period (see Orlandi (2012) (10)).
Prima anomalia: non è stata letta la parola risks, ovvero «rischia». Ovvio: se avesse letto «l'aree Euro rischia di finire nel 2023 con un tasso di disoccupazione» eccetera avrebbe provocato l'immediata replica: «quindi non è sicuro!», Se rischia, non è certo!
Seconda anomalia, che è la più palese: non è stata letta la prima parte della frase. Eppure avrebbe reso più chiaro il senso della seconda parte. Difatti l'intera frase tradotta suona così (grassetti miei):
«Anche se in questo scenario non si assumono alcuni dei principali effetti di isteresi [reazione al cambiamento, ndr], tuttavia esso implica che, in assenza di continue [vedi nota 1 ndr] riforme, l'area Euro rischia di ritrovarsi nel 2023 con un tasso di disoccupazione più alto del periodo precedente alla crisi»
Non credo che Gianluigi Paragone abbia letto l'intera frase, perché altrimenti non avrebbe accusato i politici di «essere impegnati a parlare di altro» dato che proprio di riforme stanno parlando.

Inoltre il documento non dice che «saremo tutti più disoccupati». Dice semplicemente che, senza riforme, nei prossimi dieci anni potremmo non recuperare la disoccupazione prodotta dalla crisi.

La seconda frase incriminata del doc.uff.dell.comm.europ. è la seguente, mostrata in video (su YouTube ad 1:16:05) e tradotta in italiano da un corrispondente straniero testualmente così:
«Nel futuro la qualità della vita potrebbe essere soltanto la metà in Europa rispetto a quello negli Stati Uniti»
Questo porta l'inviato a gridare ai politici in fuga che la Commissione Europea avrebbe detto che saremmo diventati «più poveri».

Qui il confronto tra il video e la pagina 16 del documento:
La seconda scottante frase dello scottante documento ufficiale
La frase completa del documento è:
«As to future prospects for euro area living standards, GDP per capita growth rates are expected to be only half those of the US»
Traduzione:
«Sulle prospettive future del tenore di vita dell'area Euro, i tassi di crescita del PIL pro capite dovrebbero essere soltanto la metà di quelli degli Stati Uniti»
Quindi il madrelingua ha "saltato" qualche parolina nella sua traduzione, o forse semplicemente non è un giornalista economico e dunque non conosce la differenza tra il PIL pro capite ed il tasso di crescita del PIL pro capite. O forse hanno tagliato l'audio della traduzione facendogli dire altro.

Quindi il documento non dice che «saremo tutti più poveri», perché il PIL pro capite comunque crescerà e quindi saremo più ricchi.

Il documento dice semplicemente che gli USA cresceranno più di noi, ma questo è ovvio. Gli USA hanno un sistema economico molto diverso dal nostro: perdono di più quando vanno in crisi e guadagnano molto più rapidamente uscendoi dalla crisi. Noi siamo più vecchi e lenti: perdiamo di meno durante le crisi (ed è opinabile) ma recuperiamo più lentamente il terreno perduto.

Di seguito Paragone e Barnard riprendono la pagina 14 del documento, che traducono così per iscritto (il rosso è nel cartello della trasmissione stessa):
«Le proiezioni ci dicono che l'Eurozona finirà nel 2023 con uno standard di vita, rispetto agli USA, inferiore a quello che avevamo negli anni '60. Ovvero uno standard di vita del 40% inferiore a quello americano»
Il lettore attento avrà già notato qualche problemino di concetto: che caspita significa «nel 2023 con uno standard di vita, rispetto agli USA, inferiore a quello che avevamo negli anni '60»??? E perché poi quell'«ovvero» sembra non essere neanche parente della premessa, che invece dovrebbe spiegare?

La frase originale è un po' più articolata, e recita:
«On the assumption that the euro area and US forecasts underpinning this scenario prove accurate, the euro area is forecast to end up in 2023 with living standards relative to the US which would be lower than in the mid-1960's. If this was to materialise, euro area living standards (potential GDP per capita) would be at only around 60% of US levels in 2023, with close to 2/3 of the gap in living standards due to lower labour productivity levels, and with the remaining 1/3 due to differences in the utilisation of labour (i.e. differences in hours worked per worker and the employment rate)»
Nel brano si dice che, tra varie condizioni ed ipotesi, si prevede una crescita del PIL pro capite inferiore agli USA (ma comunque si prevede una crescita). Se dovesse andare tutto come previsto dallo studio, nel 2023 il PIL pro capite europeo dovrebbe essere circa il 60% di quello USA. Ma già a pagina 11, come ho ricordato, si fa presente che tutto ciò accadrebbe solo senza riforme, ovvero se tutto rimane come è adesso.
Comunque, ipotizziamo anche che quanto esposto sia vero, cioè che nel 2023 in Europa il PIL pro capite sarà il 60% di quello USA. Sapete quanto è il PIL pro capite attuale italiano rispetto agli USA?

Il 62,5%

(dati relativi al 2012 - fonte Banca Mondiale)

Basta così. Non voglio produrre qui un'analisi completa del documento, lasciandone il compito agli economisti. Non rientra nelle mie competenze giudicare se una previsione sia corretta o meno, e gli strumenti utilizzati sono troppo complessi per chiunque non abbia compiuto degli studi specialistici. Volevo solo fornire a tutti coloro che hanno seguito la trasmissione un piccolo strumento di verifica.

I giornalisti dovrebbero verificare tutte le notizie. E se non sono in grado, dovrebbero cambiare lavoro.

Ma dimettersi per degli errori così macroscopici non fa parte della cultura di quegli italiani che hanno campato per decenni all'ombra dei partiti e del clientelismo ed ora campano sulla mistificazione e la menzogna.

Vero, Gianluigi Paragone? Vero, Paolo Barnard?


(LeFou!)

Addendum

Mi è stato segnalato qui tra i commenti che Warren Mosler (la prima «M» della ME-MMT) ha pubblicato un articolo con un giudizio sul documento oggetto della trasmissione e di questo articolo.
http://memmt.info/site/mosler-per-la-commissione-europea-la-domanda-aggregata-e-un-tabu/
Fortunatamente è in italiano, pubblicato e tradotto dagli stessi adepti della scuola monetaria alla quale appartiene Barnard, per cui almeno dal punto di vista formale non dovrebbero sorgere discussioni con altri membri della MMT.
L'articolo è interessante per un paio di ragioni:
A) Dal punto di vista tecnico, Mosler concorda con la relazione:
«Sono assolutamente in accordo con essa»

B) Il redattore, membro della MMT che si firma con "dp" (immagino sia Davide Provenzale), concorda con la difesa di Paragone:
«Nel dibattito che ha seguito l’intervento di Barnard, su suggerimento dello stesso, Paragone ha ricordato che le riforme proposte dalla Commissione come rimedio al crollo della crescita economica, siano le stesse che l’hanno causato. Questa sarebbe già una risposta concisa ed esaustiva. Risposta che ci trova pienamente d’accordo.»
Non è proprio così. La crisi non è stata creata dalle riforme, per cui anche se la frase è di sicuro effetto, non ha alcun senso. Qualcuno parla, come Vendola nel servizio, di «fallimento di quelle politiche di austerity che hanno generalizzato la condizione di povertà e quella porzione di ricchi ha visto negli ultimi 10 anni una crescita esponenziale della propria ricchezza» (Nota 2).
Nello stesso studio, inoltre, si paragona la crescita europea alla crescita USA, per cui è ovvio che le riforme necessarie siano quelle che possano riavvicinare l'Europa agli USA in termini strutturali. Non mi pare che siano queste le riforme fatte finora, altrimenti avremmo una struttura economica simile agli USA e cresceremmo di pari passo. Inoltre nell'introduzione l'autore, Marco Buti, evidenzia come tali riforme siano difficili da realizzare perché possono danneggiare gli interessi di gruppi organizzati ed avere risultati a medio-lungo termine poco spendibili per farsi rieleggere.

C) Barnard e Paragone hanno mistificato il contenuto della relazione, e questo non viene smentito da Mosler, il quale tenta di sviare la discussione deviandolo sulla necessità di spendere a deficit per diventare tutti più ricchi e felici. Lo stesso titolo dell'articolo non c'entra niente con la contestazione a Barnard e Paragone.

Insomma: la supercazzola di Mosler non serve a salvare Barnard e Paragone dall'umiliazione pubblica. Hanno manipolato il testo, l'hanno tradotto male, hanno omesso dei brani, e l'hanno riassunto peggio:
«saremo tutti più poveri e disoccupati»

Nota 1) L'aggettivo continued può essere eventualmente tradotto dandogli un senso anche differente, ad esempio indicando che le riforme devono prolungarsi nel tempo o che non devono fermarsi, ma comunque l'assenza di tali riforme nei prossimi anni è la condizione indicata nello studio per la quale c'è il rischio di non recuperare la disoccupazione persa durante la crisi.

Nota 2) il che è falso in quanto in Italia la forbice tra ricchi e poveri è rimasta costante


UPDATE
27/01/2014 corretta la traduzione di "ending up" con "ritrovarsi" e non con "finire" (si ringrazia Mirco Tomasi per il contributo)
28/01/2014 aggiunto l'intervento di Mosler